Paoline: 70 anni di presenza a Lodi

«Vogliamo che attorno alla libreria ci sia

un centro di cultura,

come se fosse un pulpito,

come diceva il nostro fondatore don Alberione»

All’arrivo a Lodi nel 1943, le prime quattro Paoline furono ospitate dalle Canossiane, poi dalle Dame inglesi, in vescovado dopo l’arrivo di un battaglione tedesco. Settant’anni dopo, la loro casa è in via Cavour, poco distante dalla libreria dove ogni giorno incontrano molte persone che passano dal centro città.

Oggi sono cinque le Figlie di San Paolo nella comunità di Lodi. «Ci colpisce il fatto che qui vadano in Chiesa anche molti uomini, la ricchezza dei sacerdoti, l’organizzazione della diocesi» dicono. «Ricordo il funerale di don Angelo Carioni, quando anche gli uomini piangevano senza vergognarsi di esprimere il proprio dolore. Significa che ci si sente una comunità, una famiglia» afferma la superiora, suor Carla Zone. Originaria di Castelvetro fiorentino, diocesi di Fidenza, suor Carla aveva conosciuto i Saveriani e le Paoline. Entrata nell’istituto ad Alba, si occupava della doratura dei libri. «Un lavoro delicato - racconta -. C’era una pressa e della colla. Si appoggiava alla spalla un bastone, in fondo al quale con una pietra si fissava la lamina d’oro». Dopo Messina, Salerno e Cosenza, suor Carla è giunta a Lodi nel maggio 2010, un mese prima di suor Chiara Colombo. Suor Chiara è la responsabile della libreria. Cura tra l’altro i rapporti con i rappresentanti, le relazioni con le persone, con i sacerdoti, la presentazione dei libri. «Perché attorno alla libreria ci sia un centro di cultura, come se fosse un pulpito, come diceva il fondatore (il beato don Giacomo Alberione, Ndr). Per allargare un po’ la prospettiva, insieme alle associazioni con cui instaurare un dialogo libero sul territorio - afferma -. La libreria paolina è nata per questo». Originaria della provincia di Lecco, suor Chiara è della nuova generazione e ricorda il noviziato internazionale a Roma. Nella capitale dal 15 agosto al 15 settembre ha appena vissuto anche il Capitolo generale, con 70 sorelle da 51 diversi Paesi.

Arriva da lontano suor Tomasina, a Lodi dal settembre 2012. Il suo nome è Jaekyoung Choi, è nata in Corea, dove i cattolici sono il 10 per cento. È passata anche da Hong Kong. «A Seoul le suore sono più di cento, la comunità è stata fondata da italiane e ha una tipografia. Mi ha colpito l’atmosfera, la passione di annunciare il Vangelo, ho sentito la presenza di Dio. Si dice che il primo amore non si scorda mai, ma il dono non è stato solo quel giorno, è ogni giorno».

Lo stesso entusiasmo si ritrova in suor Anna Malizia, la veterana a Lodi, essendo arrivata nel 2006. Originaria della provincia di Verona, è entrata a 16 anni nella casa madre di Alba. «Lavoravo alla linotype, per la tipografia c’erano ancora i lingotti di piombo e si componevano i caratteri a mano. Ad Alba e poi ad Ariccia ho visto di persona don Alberione, predicava anche negli esercizi spirituali».

Da febbraio 2013 a Lodi è arrivata infine suor Rita Vecchiato, che si occupa della casa. Nata in provincia di Venezia, diocesi di Treviso, ricorda: «Le suore venivano al mio paesello con libri e riviste. La mia amica era entrata da loro e quando tornava faceva proiezioni al cinema, andava in vespa e in macchina. Si può testimoniare il Vangelo con mezzi moderni perché si arriva prima. Insieme agli strumenti ci devono essere però anche i contenuti. Questa è la mia preoccupazione più grande».

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