Nasce una casa per accogliere i preti anziani e ammalati

Le camere per i sacerdoti sono otto, disposte intorno alla cappella della casa di riposo, al primo piano

del nuovo edificio della Fondazione Madre Cabrini

Mille metri quadrati, suddivisi su due piani. Un concentrato di materiali moderni e tecniche innovative, che permetteranno un elevato risparmio energetico e garantiranno comfort agli ospiti. A Sant’Angelo è arrivato il momento degli ultimi ritocchi per la nuova casa dei sacerdoti anziani e ammalati e per il nuovo ingresso e il nuovo spazio uffici della casa di riposo della Fondazione Madre Cabrini. L’inaugurazione è in programma sabato 31 maggio. Giovedì pomeriggio abbiamo visitato in anteprima i nuovi locali, accompagnati da monsignor Ermanno Livraghi, parroco di Sant’Angelo e presidente della Fondazione Madre Cabrini.

La nuova struttura sorge nella parte anteriore della attuale casa di riposo. I progettisti, l’ingegner Antonio Ramaioli e l’architetto Beppe Roberti, hanno scelto di darle una forma a semicerchio. Una decisione non casuale, perché in questo modo i nuovi spazi sorgono tutto attorno alla cappella della casa di riposo, situata al primo piano. Per realizzare la nuova struttura sono stati necessari circa due anni. La posa della prima pietra risale al 20 maggio 2012.

Lo scheletro dell’edificio è stato costruito con piloni e travi in acciaio. La struttura portante è stata poi ricoperta con pareti ventilate, che hanno al loro interno un cuscinetto d’aria in grado di garantire una buona coibentazione: in inverno i locali disperderanno calore più lentamente, in estate si scalderanno meno velocemente. L’edificio è stato ideato e completato attraverso tecnologie che lo rendono antisismico.

L’accesso all’area di cantiere, destinata a rimanere tale ancora per pochi giorni, avviene da via Cogozzo. L’ampio cortile interno è stato ripensato: una parte è stata sacrificata alla nuova struttura, la parte restante ospita varie isole di verde e verrà completata con panchine per gli ospiti e i visitatori. La facciata del nuovo edificio è composta da una grande parete a vetri, che regala ai locali interni una luminosità eccezionale. Prima dell’ingresso, sulla destra è stato ricavato uno spazio che ospiterà un dipinto di Angelo Savarè. In gergo tecnico si tratta di una citazione: in primo piano Savarè ha ritratto Madre Cabrini accanto a un’anziana, in secondo piano è rappresentata invece una delle vetrate della basilica, che mostra la Santa dei migranti prendersi cura di un malato.

Oltrepassata la grande parete a vetri, si entra nei nuovi spazi. Il visitatore viene accolto dallo stemma della Fondazione Madre Cabrini, che è stato disegnato sul pavimento con una tecnica che in parte ricorda quella del mosaico. Lo sguardo è immediatamente rivolto alla scalinata preesistente che conduce agli storici locali della casa di riposo. Sulla destra invece si aprono i nuovi uffici della casa di riposo, accanto ai quali sorge una sala riunioni da utilizzare per la formazione del personale. Ci sono poi i servizi, un piccolo ufficio per la direzione e un bancone per l’accoglienza.

Restando al piano terra, sulle pareti laterali verranno affissi due pannelli che racconteranno la storia della casa di riposo (una struttura benemerita per Sant’Angelo, voluta dalla parrocchia) e parleranno del suo fondatore, monsignor Bassano Dedè, uomo dell’Ottocento e sacerdote tutto d’un pezzo. Completano il piano terra le scale di collegamento con il primo piano e l’ascensore.

Il primo piano è invece interamente dedicato alla nuova residenza per sacerdoti anziani e ammalati della Diocesi. Il concetto di fondo è semplice: i sacerdoti spendono l’intera vita al servizio degli altri e della Chiesa ed è dunque doveroso che nel momento del bisogno e della difficoltà possano trovare assistenza, calore umano e affetto in una struttura adeguata.

Le camere previste per i sacerdoti sono otto, dislocate a raggiera attorno alla cappella della casa di riposo. La scelta dei progettisti è stata quella di eliminare i lunghi corridoi, optando per un percorso luminoso e a semicerchio, lungo il quale si aprono le camere. Queste possono ospitare uno-due anziani. Ognuna è dotata di bagno attrezzato, pensato anche per persone con disabilità. Ogni camera ha una parete, quella che dà sull’esterno, interamente realizzata a vetro: un accorgimento che evita l’isolamento e garantisce un apporto massiccio di luce.

Lungo il percorso che porta alle camere sono stati realizzati, nel soffitto, dei “camini di luce”: si tratta di particolari aperture attraverso le quali viene fatta penetrare luce naturale. A queste si aggiungono i tradizionali lucernari. Le ampie vetrate e le aperture superiori garantiscono elevata luminosità agli ambienti e, si spera, dovrebbero ridurre l’utilizzo dell’illuminazione artificiale. Il primo piano è completato da un bagno assistito a servizi di tutti gli ospiti, da sfruttare per necessità particolari. E ancora, sono previsti un locale di servizio e un soggiorno affacciato sull’ingresso e quindi su via Cogozzo. Al centro del primo piano, accanto alla cappella, è stata realizzata poi un’infermeria di forma circolare, che sarà chiusa da vetrate. Sono state inoltre previste due aperture che metteranno in collegamento i locali con la cappella: questo offrirà ai sacerdoti ospiti la possibilità di raggiungere il luogo di preghiera senza difficoltà.

La casa per sacerdoti anziani e ammalati è stata pensata anche per evitare che queste figure, così importanti per la società, perdano il contatto con l’esterno. E dunque sono presenti piccoli accorgimenti che serviranno proprio a questo scopo. Un esempio? Sul lato sinistro della casa di riposo è stato messo a dimora un piccolo frutteto, con varie essenze: gli ospiti (i sacerdoti ma anche i tanti laici presenti nella casa di riposo) potranno così seguire il ciclo della natura. È un modo semplice per garantire loro un contatto con ciò che li circonda. Tanto il piano terra, quanto il primo piano della nuova struttura sono stati collegati con la casa di riposo. Scale antincendio, porte tagliafuoco, sensori di fumo e altri dispositivi ottemperano poi alle numerose normative di settore.

«Per la realizzazione della struttura - spiega monsignor Livraghi - dobbiamo ringraziare il vescovo monsignor Giuseppe Merisi e la curia diocesana, che hanno disposto un contributo proveniente dal Fondo di solidarietà del clero e dal Fondo 8 per mille. E ancora, la Fondazione Cariplo e la Regione Lombardia per il contributo offerto nel quadro dei progetti emblematici della provincia di Lodi. Un grazie va anche agli offerenti privati. Ringraziamo inoltre le imprese private (molte delle quali del territorio, al pari dei fornitori, ndr) che hanno realizzato la struttura, il coordinatore dei lavori geometra Pietro Cambielli, i progettisti architetto Roberti e ingegner Ramaioli e Angelo Savarè per il dipinto collocato all’ingresso della residenza».

L’inaugurazione avverrà sabato 31 maggio alle ore 10. Il programma prevede un momento di preghiera, la benedizione e l’inaugurazione presiedute dal vescovo monsignor Merisi, l’intervento delle autorità, la visita alla struttura e un rinfresco.

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