
Educare da soli è perdere in partenza. Chissà quante persone hanno già sperimentato la forte solitudine di provare a rapportarsi con i ragazzi, per di più senza l’appoggio e il coordinamento degli altri vari educatori che girano loro attorno. Fare rete tra le agenzie educative è il punto centrale per il bene dei ragazzi stessi e su questo hanno lavorato i genitori, i catechisti, i giovani, i seminaristi e gli educatori che lo scorso fine settimana hanno partecipato al meeting “Stop and go”, organizzato dall’Ufficio di pastorale Giovanile diocesano insieme alla “Creativ” di Reggio Emilia. Una quarantina di persone da Lodi, Tavazzano, Sant’Alberto, Miradolo, Guardamiglio, San Zenone, Castiglione, Codogno, e da Bergamo, che si sono ritrovati in Seminario e hanno cominciato i lavori col saluto augurale del Vescovo, sabato mattina. «Ricordiamo sempre che il contenuto evangelico è diretto alla libertà, e che tutto deve partire dalla capacità di dialogo e dalla carità», ha detto loro Monsignor Merisi. E i professionisti della Creativ sono partiti proprio da ciò per chiarire ai partecipanti: “Ogni azione che facciamo o non facciamo, non è neutrale. La sola presenza comunica. Quindi se la neutralità non esiste, allora l’unica scelta che possiamo fare è essere educatori o diseducatori”. E l’obiettivo di lavorare in rete è anche perché i ragazzi si sentano un po’ meno frammentati. “Oggi non mancano le figure educative, anzi ce ne sono molte. Non possiamo rischiare che le nostre energie vadano nei conflitti tra scuola e famiglia, nella lotta tra competenze, ruoli, spartizione delle risorse, come in una trincea in cui si individua il nemico e si sottolinea il negativo perché si sta sulla difensiva”, hanno precisato ancora gli educatori della “Creativ”. Perché l’azione educativa sia efficace occorre dunque lavorare in rete, ma una rete è fatta di corde e di nodi, dove i nodi indicano quei riferimenti e quelle identità chiare da difendere e non svendere. Se in qualsiasi riunione, anche in un consiglio pastorale o scolastico, c’è sempre una base di conflittualità, mettersi in rete permette però di definire insieme obiettivi, contenuti e metodi che comunicano ai ragazzi la voglia di essere figure chiare e trasparenti, capaci di educarli a temi forti come la coscienza, la volontà, la libertà. Bilancio positivo da parte di don Angelo Manfredi, direttore della Pastorale Giovanile, che ha commentato: «Ci siamo suddivisi nei laboratori sugli affetti, sull’animazione con i media, sul gioco, sulla catechesi. Il numero di partecipanti non era altissimo ma ciò significa anche la facilità di creare un clima molto bello».
Raffaella Bianchi
Sono stati una quarantina i protagonisti del meeting educatori a Lodi organizzato dall’Ufficio di pastorale Giovanile diocesano insieme alla “Creativ” di Reggio Emilia
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