Lodi, in Seminario la festa dei giubilei sacerdotali

La celebrazione presieduta da monsignor Fisichella

Nella solennità di Maria Madre della Chiesa si sono celebrati ieri i giubilei sacerdotali nella cappella Maggiore del Seminario vescovile. La liturgia eucaristica è stata presieduta da monsignor Rino Fisichella e concelebrata dal vescovo Maurizio e dal vescovo emerito Giuseppe, col ricordo spirituale assicurato dal vescovo di Mondovì. Alla presenza del vicario generale monsignor Bassiano Uggè e del presbiterio, con la comunità del Seminario e il rettore don Anselmo Morandi, monsignor Malvestiti ha espresso auguri fraterni accompagnati dalla preghiera nella memoria degli anniversari sacerdotali: «Rendiamo grazie a Dio e rinnoviamo il grazie a monsignor Fisichella, che ricorda i 25 anni di episcopato vissuti come ausiliare di Roma prima, e poi come rettore della Pontificia Università Lateranense, con i successivi incarichi nella Curia romana fino all’attuale ufficio di Pro - Prefetto nel Dicastero per la Evangelizzazione con l’ulteriore impegno di preparare il Giubileo del 2025. Vi sono poi ulteriori traguardi felici, che è tradizione celebrare con il presbiterio. Due sono piuttosto singolari: il 70esimo di ordinazione di monsignor Carlo Ferrari e di monsignor Pietro Bernazzani. Seguono il 65esimo di don Marco Avogadri, il 60esimo di don Mario Brizzolari, il 50esimo di monsignor Diego Furiosi, monsignor Angelo Pavesi, don Gianfranco Pizzamiglio e don Fiorenzo Spoldi. Per il 25esimo don Alberto Fugazza, don Alfredo Sangalli e don Roberto Ponti». Monsignor Fisichella, invitato dal vescovo Maurizio, ha subito ricordato la sua appartenenza a questa terra delle proprie origini essendo nato a Codogno, mentre all’omelia ha evidenziato il significato del termine greco “eucharistia”: «Nell’origine stessa della parola è sotteso il significato con cui si illustra come Dio sia venuto incontro a noi, per farci un favore. Quell’atto è la vocazione, il farsi sentire del Dio vicino a noi. Ognuno ha la sua storia personale da raccontare, ma c’è un tratto comune: la nostra nudità davanti a Dio è stata coperta con gli abiti della gloria e della salvezza, dandoci parola e voce per comunicare, valore e senso alle nostre esistenze». Indossare i paramenti liturgici equivale infatti a entrate nel “sì” «del nostro incarico, in quel non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me».

Quando i sacerdoti celebrano i sacri misteri sono infatti chiamati «a dare certezza al popolo dei fedeli di essere alla presenza di Dio stesso». I sacerdoti sono definiti «specialisti» delle relazioni di Dio col suo popolo, ponendosi da tramite «come esperti della Sua parola, accanto alla Croce».

E da qui allora l’augurio affinché «ognuna delle persone che viene affidata alla nostra cura pastorale possa trovare in noi un padre e un pastore». Il clima liturgico intenso, col canto sacro coinvolgente, ha reso la Messa giubilare consolante per tutti, come il successivo ritrovo conviviale ha saputo rinsaldare la fraternità e l’amicizia tra i sacerdoti nel grazie a Dio e al suo popolo a conferma di un sempre generoso servizio sacerdotale.

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