LODI Il vescovo in via Cagnola per incontrare i detenuti

Come da tradizione monsignor Malvestiti ha celebrato la Messa prenatalizia alla casa circondariale

I veri auguri di Natale non sono parole vuote, ma sono un incontro profondo, in cui condividere la gioia che viene dalla speranza più sicura, alimentata dalla fede. Con queste parole il vescovo ha salutato i detenuti della casa circondariale di Lodi, ieri, celebrando con loro la santa Messa prenatalizia.

In vista del Giubileo del 2025, la diocesi lodigiana sta approfondendo il tema della santità, come ha ricordato la lettera del vescovo Maurizio pubblicata nei giorni scorsi. Il profilo della santità è quello tracciato chiaramente dalle parole del Vangelo, nelle Beatitudini ad esempio, ma anche nel passo in cui Gesù giudica i giusti da quello che hanno fatto nei confronti dei fratelli più piccoli, e senza mezzi termini nomina tra questi fratelli anche i carcerati.

Ieri, il vescovo Maurizio ha voluto rappresentare tutta la diocesi in questa visita che ormai è una tradizione consolidata, un’opportunità di pregare insieme nel rispetto di tutte le confessioni religiose presenti, con la partecipazione della nuova direttrice e della comandante, del personale carcerario e ausiliario e di prefetto, sindaco, questore, rappresentante della Provincia di Lodi e comandanti provinciali della Guardia di finanza e dei carabinieri. Presente anche il cappellano don Maurizio Bizzoni.

«Saluto tutti, porgendo gli auguri natalizi, con auspicio per gli ospiti della casa di tutta la possibile serenità nella ragionevolezza che riconosce i propri sbagli. E, se vi fossero delle ingiustizie, non le aggrava con la ribellione ma rispondendo con la correttezza pur non demordendo nella difesa di sé secondo verità e giustizia, che preparano l’arrivo della tanto attesa libertà».

«C’è sempre una possibilità di riscatto nel fondo della coscienza di ogni innocente o colpevole: l’anelito alla libertà - ha detto il vescovo -. Dimentichi del passato, entriamo senza timore e ritardi in una prospettiva di giustizia e di pace: ne hanno bisogno i cuori umani, la terra per dare il suo frutto e non essere depredata, la famiglia umana dilaniata dalla guerra in Terrasanta, Ucraina e in tante altre parti del mondo. Così sale la lode con Cristo al Padre per il dono dello Spirito Santo che induce a lasciarsi afferrare dalla fede per avere la superiore sapienza del vivere e del morire, del soffrire e del gioire, rivelandoci che Qualcuno – e non proprio l’ultimo arrivato - nonostante tutti e tutto è dalla nostra parte».

Il Signore, per i cristiani, è sempre dalla parte dell’uomo e della donna, ma senza nasconderne le responsabilità: «Sarebbe un inganno nasconderle, ma Egli ci dà la forza interiore di resistere e di lottare per la libertà. È compito di tutti, è compito quotidiano. Mettiamo al sicuro la libertà vivendola e assicurandola a tutti. È l’unica via per non perderla. Amici della casa circondariale non siamo venuti per dirvi qualche buona parola per il Natale, ma a condividere la gioia. La gioia veramente possibile non è mai sguaiata bensì pacata a motivo delle nostre e altrui debolezze, ma è una gioia che ci spinge a perseverare preparando le vie alla speranza».

In conclusione, il vescovo Maurizio ha parlato di una scultura di Rodin, in cui l’artista ritrae un uomo avvolto nei suoi pensieri: «Si sta forse chiudendo nel rancore che degenera nella disperazione? Oppure guarda a terra per raccogliere le energie di umanità sempre giacenti nella profondità dell’anima per ripartire? L’opera era destinata alla porta dell’inferno del Museo delle Arti Decorative di Parigi. Se abbracciamo la seconda possibilità, scambiandoci l’augurio e la preghiera per Natale, sarà trasferita alla porta del paradiso. La vita, l’unica che abbiamo, anche quando è brutta in realtà rimane bella. Vivere, un quotidiano regalo. Nascere, sempre un miracolo. E rinascere dentro, decidendo per la libertà, è sempre possibile. Per tutti. Almeno a Natale».

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