LODI Il Primo maggio a San Fereolo: una Messa per Maria e il lavoro

Alle 20.30 la recita del Rosario, poi la celebrazione del vescovo

La bellezza della piena primavera, dei fiori e dei raccolti che maturano nei campi, delle giornate ormai lunghe e dell’estate incipiente sono da sempre, nella tradizione cattolica, un inno che la terra tributa a Maria. Nel mese di maggio, il mese mariano, la natura esalta questa figura tenerissima e forte di madre pronta ad aprirsi con coraggio al divino che, grazie a lei, entra nelle pieghe dell’umano e per sempre attraversa la storia.

Come rose fiorite sono infatti le preghiere alla Vergine che, nella ripetizione contemplativa del Rosario, si schiudono come petali mostrando il mistero di Cristo.

La sera del primo maggio, come da tradizione, il vescovo Maurizio aprirà il mese mariano con la recita del Rosario, alle ore 20.30, e a seguire celebrerà la Santa Messa presso la zona artigianale di via San Fereolo a Lodi (all’aperto, ma sotto un ampio portico che consentirà la celebrazione anche in caso di pioggia).

Il Rosario è catena che lega a Dio, ma che scioglie i nodi della vita, aiutando nella conversione dell’intera esistenza. Poiché, come ha più volte affermato San Giovanni Paolo II, «la semplice preghiera del Rosario batte il ritmo della vita umana». Da qui la scelta di unire l’apertura del mese mariano con la celebrazione della memoria di San Giuseppe lavoratore, nella convinzione che anche il lavoro è occasione per vivere la fede in pienezza, ed è territorio in cui ogni cristiano è chiamato ad impegnarsi perché non manchino mai dignità e giustizia: «Oggi è la festa del lavoro - diceva, lo scorso primo maggio, Papa Francesco, in occasione dell’Angelus -. Che sia stimolo a rinnovare l’impegno perché dovunque e per tutti il lavoro sia dignitoso. E che dal mondo del lavoro venga la volontà di far crescere un’economia di pace. E vorrei ricordare gli operai morti nel lavoro: una tragedia molto diffusa, forse troppo».

Così anche il vescovo Maurizio, lo scorso anno, ricordando che il lavoro è occasione di sviluppo della persona umana, che deve essere sempre il fine, e non un mezzo da sfruttare senza scrupoli: «La persona umana è il vero capitale, la misura del progresso economico e sociale. Ricordiamo le ricorrenti morti bianche di ogni età, persino nella stagione studentesca. Occorre far crescere un’economia di rispetto prima di tutto dei lavoratori. Il lavoro deve essere umano già nelle condizioni di partenza, e rimanere umanizzante nel metodo della sua conduzione, e in ogni tappa del perseguimento del profitto».

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