Lodi, il direttore di «Avvenire» Tarquinio racconta l’altra faccia dell’informazione

«A Lampedusa ci sono state diverse persone che si sono impegnate per l’accoglienza. E’ stata una lezione di civiltà, che è finita in un cono d’ombra. E sulle Tv è passata soltanto l’emergenza immigrati». E’ questa l’altra faccia della notizia proposta da Marco Tarquinio, direttore del quotidiano «Avvenire». Così la guida della testata cattolica ha presentato l’arrivo delle «carrette del mare», che da settimane attraccano sulle coste del nostro Paese. «Spesso i media raccontano solo gli alberi che cadono - spiega - invece di riferire delle foreste che crescono. E questo non significa minimizzare, ma raccontare le cose come stanno».

Una posizione che il direttore di «Avvenire» ha espresso ieri sera, durante il dibattito sul tema «I mass-media cattolici e l’emergenza educativa». Un confronto che si è tenuto alla Casa della gioventù di Lodi ed è stato moderato dal direttore del Cittadino di Lodi, Ferruccio Pallavera, alla presenza del vescovo monsignor Giuseppe Merisi. Il pastore della diocesi ha introdotto l’incontro con alcune annotazioni sul mondo di giornali e Tv, facendo riferimento all’impegno educativo degli orientamenti pastorali della Chiesa italiana. «Bisogna chiedere che gli strumenti di comunicazione sociale ci comunichino la verità - osserva monsignor Merisi - E’ necessario che ci sia il coraggio dell’oggettività, per distinguere i fatti dalle opinioni. Un altro dei temi centrali è quello della tonalità con cui ci si rivolge alle persone. E in questo senso credo ci voglia capacità di rispetto e dialogo, superando la tentazione del tifo calcistico. Con attenzione ai valori della vita, ai poveri e agli ultimi. Occorre inoltre sostegno effettivo per i mass media di ispirazione cristiana, per veicolare la pastorale educativa».

Di fronte al questore Paolo Pifarotti, a monsignor Mario Ferrari, direttore emerito del Cittadino, e un’assemblea nutrita, nella sua relazione Marco Tarquinio ha messo al centro il discorso dell’immigrazione, come esempio per evidenziare come a volte le telecamere perdono di vista la completezza della realtà, con i riflettori che si accendono solo su aspetti eclatanti, smarrendo la complessità dei problemi. «Si poteva anche raccontare un’altra storia di Lampedusa, dicendo della solidarietà e apertura dimostrata da tanti italiani - spiega - invece si è scelto di puntare sul clamore, non si è guardato il bicchiere mezzo pieno. E questo non significava minimizzare, ma favorire una visione integrale. Io ritengo che i fatti vadano raccontati nella loro nudità. Con i fatti non si litiga. E accanto ai fatti, distinte, vanno poste le opinioni». Per il direttore del quotidiano dei vescovi, che ha toccato diversi temi di attualità (dalla crisi della Seconda Repubblica, alla legge elettorale, al caso Ruby), un certo tipo d’informazione in Italia punta più a generare curiosità e rumore, piuttosto che riportare con oggettività notizie. «Abbiamo trasferito nei media il bipolarismo furioso della politica, dove a volte si costruiscono anche le notizie», analizza. Un riferimento che potrebbe far pensare a quanto accaduto al predecessore di Tarquinio, l’ex direttore di Avvenire, Dino Boffo.

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