L’incontro tra economia e bene comune

Mercoledì 11 maggio interviene Bruni, docente della Bicocca

Mercoledì 11 maggio alle ore 21 presso il foyer dell’auditorium della Banca Popolare si terrà il convegno: “L’incontro tra economia e bene comune”, promosso dall’Ufficio problemi sociali della diocesi e dal Movimento dei Focolari di Lodi. Aderiscono al convegno movimenti ed associazioni ecclesiali, nonché associazioni di categoria e sindacati. Comune, Provincia e Camera di Commercio di Lodi hanno concesso il loro patrocinio.

Relatore sarà Luigino Bruni, noto studioso di economia, con l’introduzione di Mario Minoja, presidente della Banca Popolare di Lodi. L’evento sarà seguito in diretta da Radio Lodi (Fm 89,000 per la provincia e 100.500 per Lodi)) e anche sul sito della radio: www.radiolodi.it o digitale terrestre Tv. Il convegno si svolge nell’ambito dell’iniziativa diocesana “Strada comune: insieme contro la crisi, per il bene comune, verso un’economia a servizio dell’uomo.

OLTRE I MURI, UNA ECONOMIA DI COMUNIONE

Come è possibile che da un Carisma, da una spiritualità scaturita nell’ambito della Chiesa possa nascere una vera e propria cultura, che introduce innovativi paradigmi nel campo economico?

Eppure, e non la prima volta nella storia (ricordiamo i benedettini e francescani…), è successo: dalla spiritualità dei Focolari, attraverso una intuizione profetica di Chiara Lubich, si è andata via via a formare una nuova teoria economica, l’economia di comunione, che ben presto ha suscitato nuove imprese e poli produttivi, ha attirato l’attenzione del mondo accademico con corsi, tesi e pubblicazioni scientifiche, ecc.

Nel 1990, poco dopo il crollo del muro di Berlino, Chiara Lubich si recò a visitare la comunità dei Focolari di New York. E in quella che era, a quel tempo, il centro del capitalismo e della civiltà del consumo, Chiara sentì forte la spinta interiore di pregare ed offrire addirittura la propria vita perché, dopo i muri del collettivismo, crollassero anche i muri del consumismo e del capitalismo.

Era crollato il muro del comunismo, ma perché potesse iniziare l’era della fraternità (tra persone uguali e libere) occorreva anche il crollo del muro del consumismo.

Il consumismo, è bene ricordarlo, è una “religione” che va molto più in profondità del comunismo e del fascismo, perché ti entra dentro, ti svuota, ti toglie il bisogno di una vita interiore, la domanda sul senso della vita e offre pure una certa promessa di eternità.

Quindi se non crolla il muro del consumismo, non ci può essere nessun economia di comunione.

La crisi che viviamo oggi mostra chiaramente che i muri del consumismo devono ancora cadere. La crisi non è solo colpa dei finanzieri, degli economisti, di chi ha sbagliato i calcoli nella gestione dei prodotti finanziari: è anche il frutto avvelenato di uno stile di vita basato sul consumo eccessivo che non è sostenibile.

Il Movimento per una Economia di comunione continua a ripetere prima, durante e dopo ogni crisi, che vogliamo che crollino i muri del consumismo e lo dice dando vita a nuove imprese, a nuovi imprenditori e soprattutto creando nuovi Poli produttivi, istituzioni di comunione che restano negli anni come segno di speranza per il futuro.

Nei momenti di crisi nascono persone che sanno vedere “cose diverse” perchè animate dalla “gratuità”.

Quando c’è la gratuità si riesce a vedere “oltre”, si inizia già un viaggio al termine della notte; come Sant’Agostino che, mentre crollava l’Impero Romano, vedeva soprattutto la nascita di un mondo nuovo, quello cristiano.

E’ infatti durante le crisi collettive che nascono persone con carismi, con il dono di occhi diversi, che sono in grado di mettere in atto le grandi innovazioni, che si mettono a camminare con speranza verso il futuro, proprio quando nessuno si muove perché bloccato dalla paura e dall’incertezza.

In questi momenti i carismi sono la “speranza” perché vedono oltre e fanno abbazie, imprese, istituzioni, poli industriali…. E lo fanno come segno, spesso precorrendo i tempi. E quando la vita civile riprende a funzionare, le istituzioni e la politica rendono universali le innovazioni dei carismatici, dando vita ad una benefica rincorsa tra innovatori e imitatori.

Certo, dopo due secoli di capitalismo incentrato sulla libertà individuale, oggi vediamo che la libertà da sola non basta: la libertà senza la fraternità, non garantisce nemmeno l’uguaglianza.

Oggi il mercato sta aumentando le disuguaglianze. Oggi affermare l’importanza della fraternità in economia è anche un modo concreto per amare e rendere concreta l’uguaglianza: se non c’è la fraternità, non c’è neanche l’uguaglianza.

Quando, soprattutto in tempi di crisi, si dà vita ad una impresa di economia di comunione, si fa un atto di fiducia nella vita, si sta dicendo che è bello alzarsi al mattino per vivere, per andare a lavorare, che la terra avrà un futuro. Come chi oggi pianta un seme di una quercia, sa che saranno i suoi figli a goderne e quindi dice che crede nel futuro.

Luigi Lucchini

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