«L’amore di Dio è la via della pace che il Giubileo dischiude per noi» VIDEO

ANNO SANTO Domenica 28 dicembre in Cattedrale si è svolta la celebrazione di chiusura presieduta dal vescovo

Lodi

Il Vangelo della socialità passa attraverso la famiglia che coinvolge nella fedeltà i genitori e i figli quale sigillo sull’amore terreno che sconfina sempre con l’eterno amore di Dio in Cristo Gesù». È questa la via della pace che il Giubileo dischiude davanti a noi, «una via che merita il nostro rendimento di grazie a Dio» presentata ieri dal vescovo Maurizio che ha presieduto in Cattedrale l’Eucarestia a conclusione del Giubileo della speranza a livello diocesano.

«La nostra preghiera davanti al Signore, nel rendimento di grazie per l’anno giubilare che si compie anche nella nostra Chiesa diocesana, diventa invocazione al Verbo di Dio perché continui a santificarci nella verità, rendendoci una cosa sola - ha esordito monsignor Malvestiti -. Pur rimanendo Dio, il Verbo si è fatto uomo per opera dello Spirito Santo. È venuto tra noi per essere la nostra pace, dopo averci liberato dal peccato».

La fede natalizia è inscindibilmente fede pasquale, e prelude sempre al salvifico abbraccio del Crocifisso Risorto: «Ce lo ricorda il Crocifisso del Giubileo che ha aperto questa esperienza precedendoci dalla chiesa di San Filippo sino alla Cattedrale, accompagnandoci in ogni tappa giubilare». Natale e Giubileo si intrecciano in quella riconciliazione con Dio e con noi stessi che passa dai fratelli e dalle sorelle tutti, se rimaniamo pellegrini di speranza che approdano nella carità, ha fatto presente il vescovo: «Lo attesta la Santa Famiglia di Nazareth, dove il Dio della riconciliazione è stato accolto, accudito nel silenzio della preghiera nella comunione famigliare e del lavoro».

Come è scritto nel Vangelo, egli dovette però lasciare la propria casa, migrando in terra straniera quale profugo anticipando quanti anche oggi fuggono da fame e guerra. «Come rimanere insensibili, chiudendo il Giubileo, alle vittime del rifiuto e dello sfruttamento, e come non vigilare al contempo sulla legalità nella condanna della violenza» si è domandato il vescovo.

Ma c’è qualcosa che possiamo fare sin d’ora: «C’è il rifiuto di casa nostra, della porta accanto, che invece possiamo arginare. Contemplando Colui che ha messo la sua tenda tra di noi non possiamo nascondere la sconvolgente teoria di dolore che si annida nella solitudine e nell’indigenza di un inaccettabile squilibrio sociale». La casa per ogni famiglia diventa quindi l’appello giubilare: «La crisi abitativa richiama però quella demografica, dovuta a fatica economica ma anche a debole apprezzamento per la comunione tra uomo e donna nel segno dell’amore, che fa posto alla nuova vita educandola quale bene ecclesiale e sociale. Nessuno sia considerato ingombrante nella casa comune della nostra storia. Tantomeno sia considerata ingombrante la nuova vita, e quella che si avvia al tramonto».

Gesù, avendo sperimentato la minaccia, non abbandona mai coloro che soffrono e scappano, ha concluso il vescovo: «La nostra carità deve riaccendere i sogni migliori in tutti, prodigandosi per restituire fraternità e futuro ai quali tutti hanno il diritto. Solo con gli altri e mai emarginando Dio potremo camminare nella verità e nella libertà alle quali aspiriamo. Affetto, obbedienza e rispetto sono i regali insuperabili che le generazioni si possono scambiare. La sincerità del nostro rendimento di grazie e la supplica di pace dipendono dalla carità, come ci ricorda l’Eucarestia. Partecipando alla Messa attingiamo alla sorgente della carità, consentendo di coordinare la fede, la speranza e le altre virtù per fare di questa umanità - spesso divisa - un cuor solo ed un’anima sola». Tra i numerosi fedeli presenti all’Eucarestia, concelebrata dal vescovo emerito monsignor Giuseppe Merisi, dal vicario generale monsignor Bassiano Uggè, dal presidente del Capitolo monsignor Iginio Passerini, dal parroco di Codogno monsignor Gabriele Bernardelli, dal parroco di Sant’Angelo monsignor Enzo Raimondi e il parroco di Casalpusterlengo don Pierluigi Leva con numerosi sacerdoti impegnati nella diocesi, il sindaco di Lodi Andrea Furegato, il prefetto Davide Garra, il presidente del tribunale Angelo Gin Tibaldi, la consigliera regionale Roberta Vallacchi e i rappresentanti delle forze di polizia e della Guardia di finanza.

Il vescovo Maurizio, chiudendo l’omelia, ha fatto cenno alla sua imminente partenza per il pellegrinaggio diocesano in Tunisia sulle orme di Sant’Agostino, che lo terrà lontano da Lodi alcuni giorni, compreso il primo dell’anno, quando tradizionalmente si prega per la pace. Una preghiera che, ha assicurato il vescovo, tuttavia non mancherà, perché il mondo ha bisogno di pace e, volendo richiamarci all’Anno santo che va a chiudersi, la pace è una speranza per tutto il mondo e per tutti gli uomini.

© RIPRODUZIONE RISERVATA