
La diocesi di Lodi in festa con il suo pastore
Domenica 13 ottobre in cattedrale la Messa in ricordo del decimo anniversario di Ordinazione episcopale del vescovo Maurizio e il rito del conferimento del ministero diaconale a un seminarista e a due laici

Lodi
La diocesi si stringe con affetto filiale e riconoscente attorno al Vescovo Maurizio nel decennio di episcopato. La mente e il cuore - del nostro Pastore anzitutto (come egli ha confidato nella Lettera “Pellegrini di speranza”), ma anche di tanti che eravamo presenti - vanno al pomeriggio di quel sabato 11 ottobre 2014 nella Basilica di San Pietro, quando per l’imposizione delle mani del Cardinale Leonardo Sandri con la grazia dello Spirito Santo “che regge e guida” fu affidato al presbitero monsignor Maurizio Malvestiti il ministero del sommo sacerdozio. “Fino alla morte”, ed egli disse: “Sì, lo voglio”, “in silentio et spe”. “Dio che ha iniziato in te la sua opera la porti a compimento”, disse il Cardinale. È opera del Signore, non degli uomini, il ministero apostolico, reso possibile dalla grazia divina, ma chiede dedizione totale e definitiva. Siamo tanto grati al nostro Vescovo Maurizio per la generosa corrispondenza al dono di Dio, che lo ha segnato in modo indelebile a vantaggio della Chiesa di San Bassiano che beneficia largamente da dieci anni della sua piena consegna al Signore e al popolo laudense. In questo anno celebriamo il centenario dei Santi Bassiano e Alberto, rispettivamente patrono e compatrono della nostra Diocesi. Nella Vita del primo, si legge che quando - 1650 anni fa - fu eletto vescovo, così rispose: “Dato che l’apostolo dice: Io non faccio quello che voglio, ma faccio quello che non voglio, così io pure, che ricuso l’ambizione degli onori, mi sottometterò a questo onere in pro’ dei miei fratelli”. Voleva, il Santo, scongiurare il pericolo della “temerarietà umana che resiste alla volontà di Dio”. Di Sant’Alberto, morto 850 anni fa, si riferisce che, chiamato all’episcopato mentre si trovava - guarda “caso” - a Bergamo, accettò con titubanza l’incarico, ritenuto gravoso anche a motivo della turbolenza delle circostanze. Lo rasserenò, oltre al sostegno dell’arcivescovo di Milano, l’accoglienza del popolo laudense che fu festosa, perfino entusiasta, come non mai. Anche per il Vescovo Maurizio l’episcopato è stato e sarà - sia consentita l’espressione - “croce e delizia”, gioia e fatica, onore e onere. La diocesi gli offre in dono un pastorale, come omaggio alla sua presidenza diligente (Rom 12,8) e alla guida sicura di noi tutti: “Il tuo bastone e il tuo vincastro danno sicurezza”.
Gregge e pastore continuano allora a camminare sereni, “nell’abbandono confidente”, “pellegrini di speranza”. Nella lieta e solenne ricorrenza del decennio di episcopato, desideriamo così confermare la nostra benevolenza al Vescovo Maurizio, come egli ci chiede, partecipando alla sua gratitudine immensa e associandoci alla supplica al Signore perché gli sia conservata la passione dei “buoni pastori” del popolo di Dio. Del resto, Eccellenza, per non diventare... troppo seri, se Le consegniamo un pastorale, anche piuttosto pesante, vuol dire che tutto sommato siamo fiduciosi di non meritare ... troppe “legnate”, perché - nostro caro e amato Vescovo Maurizio - in fin dei conti, Le vogliamo bene! E le diciamo: Ad multos annos!
* Vicario generale della diocesi di Lodi
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