Il grazie al vescovo nel suo anniversario

«Il giorno del suo ingresso in diocesi, il cardinal Leonardo Sandri disse scherzosamente di rivolgersi al vescovo di Bergamo (il “suocero”, come l’aveva definito) per eventuali lamentele sul nuovo Vescovo di Lodi. Non ci risulta che ce ne siano state (o almeno monsignor Beschi non ce le ha riferite). In effetti noi siamo tanto contenti del vescovo Maurizio, e speriamo che anche lei lo sia di noi o che almeno il peso dell’episcopato in terra laudense non le sia troppo gravoso». È un augurio nel segno del sorriso e dell’affetto quello che il nuovo vicario generale della diocesi di Lodi, monsignor Bassiano Uggè, ha rivolto ieri pomeriggio in Cattedrale al vescovo (bergamasco d’origine) monsignor Maurizio Malvestiti che ha celebrato, presiedendo una Messa solenne, l’anniversario del suo primo anno di ordinazione episcopale (11 ottobre 2014) e di ingresso a Lodi (26 ottobre 2014) come nuovo pastore.Il dono di un’icona della Pentecoste, l’immagine che accompagna l’itinerario pastorale triennale, è il segno di gratitudine con cui Uggè ha omaggiato Malvestiti, a nome dell’intera comunità lodigiana.Un ringraziamento che la Chiesa di Lodi ha reso a Dio anche per la canonizzazione di don Vincenzo Grossi che Papa Francesco ha proclamato santo domenica scorsa: le sue spoglie si trovano ora ai piedi dell’altare della Cattedrale, dopo che sabato sera sono state trasferite con una solenne processione dalla cappella della Casa madre delle Figlie dell’Oratorio (via Paolo Gorini) di cui Grossi è fondatore. Un momento di gioia grande per la congregazione femminile che sempre ieri pomeriggio, con il rito della prima professione religiosa, ha accolto tra le sue file una nuova consorella, Laura Vignaroli. Hanno concelebrato con Malvestiti il vescovo emerito di Lodi, monsignor Giuseppe Merisi, e una trentina di sacerdoti diocesani, con i seminaristi impegnati nel servizio liturgico. Le religiose hanno partecipato numerose alla funzione: tra loro anche la superiora generale, suor Rita Rasero. «Don Vincenzo seppe abbandonarsi confidente in Dio, grazie alla più limpida docilità allo Spirito del Risorto - ha spiegato Malvestiti, pronunciando l’omelia -. Così trovò la forza per confermare giorno per giorno la generosità della sequela e del servizio pastorale, e divenendo educatore efficace - come il suo grande ispiratore San Filippo Neri - perché era il Signore a donare la Parola che salva attraverso il suo servo fedele». E ancora fu «parroco immerso nelle necessità materiali e spirituali della gente che sentiva “sua” perché era di Cristo, il Pastore compassionevole. Fu profeta tra i confratelli sacerdoti non manchevoli, purtroppo, di spirituali povertà». Amò la Chiesa e la «difese dalle insidie del tempo in una società convinta di potersi riscattare emarginandola, nonostante la sua straordinaria radicazione popolare. Così risvegliò il fascino ecclesiale, fiducioso com’era nel dono della gioia di Cristo». Un amore che anche suor Laura ha accolto dando in cambio tutta la sua vita: «La accompagniamo con la preghiera e l’augurio», ha detto Malvestiti. Poi, ricordando i tre beati canonizzati domenica scorsa in San Pietro insieme a Vincenzo Grossi, una religiosa e due sposi, ha raccomandato ai sacerdoti di essere «cultori instancabili» delle vocazioni e «di autentica pastorale familiare» perché come i genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino, altri coniugi abbiano la stessa grazia a bene della chiesa e della società.

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