Il Corpus Domini alimenta lo stupore
credente per un Dio che si fa Pane

Uno scritto del vescovo Maurizio

Lo stupore credente

Il Corpus Domini reca con sé lo stupore credente per un Dio che si fa Pane. Pane che sfama. Pane che libera. È lo stupore per una Bevanda che finalmente estingue la sete di Dio nascosta e talora travolta nella folla dei desideri inappagati eppure irrinunciabili. Pane che nutre e Bevanda che disseta per la vita eterna è l’Eucaristia. Sulla Parola di Dio. Sicura e stabile. La vita eterna è la più segreta aspirazione di ogni cuore. È il motivo di ogni timore che accompagna l’esistenza mai disposta a perderla. Preferibile mille volte è il timore al nulla: non riusciamo ad accettare che sia il nulla a pronunciare l’ultima parola sull’umano.

Al timore che il nulla prevalga fa sempre da controcanto la speranza, con un sì netto alla propensione verso l’Eterno.

È un sì “più intimo a noi di noi stessi”, direbbe sant’Agostino. I giorni che passano e i desideri che non si realizzano ci spingono a camminare per contenere i problemi e le smentite del vivere nell’orizzonte del superamento.

Così, l’insopprimibile nostalgia dell’Amore, di cui abbiamo avvertimento pur rimanendo indicibile e accompagnata dal dubbio, si fa avanti discreta ma determinata a promettere l’approdo definitivo nello stesso Amore. Il dubbio è il prezzo conveniente dell’autentica libertà. Sfiora sia l’origine sia il compimento dell’umano. Ha visto in faccia la verità, il dubbio, non riuscendo più a dimenticarla e tutto misurando su di essa.

La consegna pasquale di Dio

Il Corpus Domini è la consegna pasquale di Dio nella fragilità dei discepoli per renderli forti. Li attende, infatti, la missione di vivere e recare il dono a tutti. È una festa il Corpus Domini che nel tempo ha guadagnato l’interesse tuttora imponente della comunità ecclesiale. Benché non sia più capillarmente diffuso e talora sia vissuto in estrema semplicità, rimane in diversi contesti un riferimento culturale e aggregativo apprezzabile.

Ciò che conta per noi e però il mandato sinodale della Chiesa di Lodi a custodire amorevolmente il mistero pasquale per annunciarlo con gioia, riunendoci attorno al pane e al vino, che diventano Corpo e Sangue del Signore, per nutrici e abbeverarci lasciandoci trasfigurare insieme a tutti e a tutto dall’abbondanza dello Spirito, di cui è grondante il Santissimo Sacramento.

La vita vera ed eterna

Comunicare a questo Mirabile Mistero è avere la vita vera ed eterna. Adorare il Signore realmente presente è sperimentare che ogni umana attesa può trovare quiete. Che ogni debolezza vedrà una via d’uscita. Che ogni colpa avrà gratuito perdono. Perché procede per grazia la nostra mistica trasfigurazione nella divina volontà, evocata dal Padre Nostro di ogni Messa, col pane quotidiano che diviene profezia del pane di Dio, quello vero, che è il Cristo stesso. L’Eucaristia è Parola attesa dalla vita della gente. Mai la Messa ci allontana dalla storia. Anzi è decisiva nel rispondere ai suoi più inquietanti e insieme esaltanti “perché”, svelando dell’umano l’innegabile dimensione spirituale e la tensione salvifica a fare corpo con Dio e con tutti.

Coi poveri e i sofferenti

Per questo prolungheremo la grazia del Giovedì Santo e del Corpus Domini fino alla conclusione del Congresso eucaristico, che è già in atto e culminerà nella settimana dal 24 al 30 settembre.

La ricarica di speranza e di fede che quell’immersione nella carità eucaristica realizzerà, andrà a beneficio dell’intera terra lodigiana. Gli eventi diocesani saranno essenziali ma ogni comunità parrocchiale è invitata a porsi in sintonia con la diocesi nell’avvicinare, con la preghiera e la sollecitudine, ogni povertà e sofferenza affinché la famiglia, il lavoro e l’economia, l’educazione e la cultura, il mondo della salute e dello sport, come ogni altra espressione sociale, considerino l’insuperabile risorsa costituita dall’uomo e dalla donna, nonostante ogni precarietà. Il farsi carne di Dio ci tiene su questa Via, convincendoci che, sempre e comunque, il tempo che ci è dato e quello che noi realmente siamo rappresenta senz’altro un peso da portare ma ancor più un’opportunità che mette a tacere ogni tentativo di intristire o bloccare anziché promuovere la vita.

Dirà tutto questo e molto di più la benedizione eucaristica che, in quel sabato sera, avrò la gioia di donare alla città e alla terra lodigiana nella stessa piazza che a fine Sinodo ha ricevuto la benedizione col Santo Evangelo.

+Maurizio, Vescovo

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