Gmg, i 300 lodigiani all’incontro con il Pontefice

Le cose si possono cambiare, e questo grazie ai giovani. È il messaggio che il Papa ha affidato ai ragazzi della Giornata mondiale della gioventù di Cracovia. «Nei miei anni vissuti da Vescovo ho imparato una cosa... Ho imparato molte cose, ma una in particolare: non c’è niente di più bello che contemplare i desideri, l’impegno, la passione e l’energia con cui tanti giovani vivono la vita. Quando Gesù tocca il cuore di un giovane, di una giovane, questi sono capaci di azioni veramente grandiose. È stimolante, sentirli condividere i loro sogni, le loro domande e il loro desiderio di opporsi a tutti coloro che dicono che le cose non possono cambiare. Quelli che io chiamo i quietisti, “nulla si può cambiare“, no, i giovani hanno la forza di opporsi a questi. Ma alcuni non sono sicuri di questo, io vi domando: le cose si possono cambiare?». «Sì», ha risposto la folla di ragazzi. «È un dono del cielo - ha proseguito il Papa - poter vedere molti di voi che, con i vostri interrogativi, cercate di fare in modo che le cose siano diverse. È bello, e mi conforta il cuore, vedervi così esuberanti. La Chiesa oggi vi guarda, direi di più: il mondo oggi vi guarda e vuole imparare da voi, per rinnovare la sua fiducia nella Misericordia del Padre che ha il volto sempre giovane e non smette di invitarci a far parte del suo Regno». Sotto una pioggerella fina, colorati dai «ponchi» impermeabili e dalle bandiere di moltissime nazioni, si sono radunati per ascoltarlo (grazie alle traduzioni in cuffietta) 500mila ragazzi di 187 paesi diversi, a cui ha lanciato anche un importante messaggio di accoglienza, tornando sul tema dei rifugiati, già affrontato anche in un incontro a porte chiuse con i vescovi: «Tutti insieme, ora chiediamo al Signore: lanciaci nell’avventura di costruire ponti e abbattere muri, siano recinti o reti. Lanciaci nell’avventura di soccorrere il povero, chi si sente solo e abbandonato, chi non trova più un senso per la sua vita. Lanciaci ad accompagnare coloro che non ti conoscono e dirgli lentamente e con tanto rispetto il tuo nome il perché della mia fede», in un messaggio evangelico dalla chiara ricaduta politica.

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