Giubileo dei migranti e rifugiati, la celebrazione oggi in Cattedrale a Lodi

I partecipanti verranno accolti dal vescovo sul sagrato poi la Santa Messa

Lodi

Nel Giubileo della speranza, “Migranti, missionari di speranza” si celebra a Roma domenica 5 ottobre, nella Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Anche dal Lodigiano, 51 persone guidate da don Marco Bottoni direttore dell’Ufficio Migrantes e dell’Ufficio missionario raggiungeranno Roma per la giornata con Papa Leone. «Saremo pellegrini nella notte, prenderemo il treno il 3 ottobre sera, arriveremo il 4 mattino per l’udienza con il Papa e la giornata a Roma, e torneremo la sera», annuncia don Marco. Inizialmente il Giubileo dei migranti era stato fissato per il 4 ottobre, con Papa Francesco che aveva voluto che l’Anno Santo fosse dedicato alla Speranza. Successivamente è stato spostato a domenica 5. Ed è anche per permettere la partecipazione al Giubileo a Roma, che nella diocesi di Lodi il Giubileo dei migranti sarà celebrato oggi, sabato 27 settembre. Nella Cattedrale sarà il vescovo monsignor Maurizio Malvestiti a presiedere la Messa alle 17.30. Il ritrovo è alle 17 sul sagrato della Cattedrale. Poi l’entrata, con la croce, in duomo, dove accanto al vescovo concelebreranno don Marco Bottoni e don Angelo Dragoni, guida dei gruppi latino - americani presenti nella diocesi di Lodi. Saranno presenti anche il gruppo francofono che risiede nel nostro territorio e il gruppo romeno – cattolico, che è accompagnato da don Eusebio Cozma. La Messa verrà celebrata in lingua italiana, ma le preghiere saranno anche in spagnolo, francese e romeno. «Migranti e rifugiati cattolici possono diventare oggi missionari di speranza nei Paesi che li accolgono, portando avanti percorsi di fede nuovi lì dove il messaggio di Gesù Cristo non è ancora arrivato o avviando dialoghi interreligiosi fatti di quotidianità e di ricerca di valori comuni - ha detto Papa Leone -. Con il loro entusiasmo spirituale e la loro vitalità possono contribuire a rivitalizzare comunità ecclesiali irrigidite ed appesantite, in cui avanza minacciosamente il deserto spirituale. La loro presenza va allora riconosciuta ed apprezzata come una vera benedizione divina, un’occasione per aprirsi alla grazia di Dio che dona nuova energia e speranza alla sua Chiesa». Inoltre: «Anche le comunità che li accolgono possono essere una testimonianza viva di speranza. Speranza intesa come promessa di un presente e di un futuro in cui sia riconosciuta la dignità di tutti come figli di Dio. In tal modo migranti e rifugiati sono riconosciuti come fratelli e sorelle, parte di una famiglia in cui possono esprimere i loro talenti e partecipare pienamente alla vita comunitaria».

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