Folla per la processione alla Maddalena

La croce: chiave di volta per essere discepoli autentici. Un messaggio essenziale come la croce stessa, quello che il Vescovo di Lodi ha proposto ieri sera nella stazione quaresimale cittadina, conclusasi nella chiesa della Maddalena con il tradizionale bacio al Santissimo Crocifisso. La processione cittadina del venerdì precedente la Settimana Santa è iniziata alle 20.30 con la preghiera in cattedrale: da qui, preceduto dalla Polizia municipale in servizio e accompagnato da alcuni giovani della Federazione universitaria cattolica italiana che sorreggevano le fiaccole, monsignor Merisi ha aperto il corteo seguito dai sacerdoti della città, dalla comunità del Seminario, dalle religiose e da numerosissimi fedeli di tutte le parrocchie di Lodi. Sette le stazioni scandite da preghiere e canti lungo corso Umberto, corso Adda, piazza Barzaghi, un tratto di via Lodino e via della Maddalena. «Donaci forza per ascoltare la voce della coscienza, quando la giustizia è calpestata per vigliaccheria o soffocata dalle urla della folla», è stata l’invocazione scaturita dalla stazione che ricorda Gesù condannato. «Gesù che porta la croce, porta il peso del mondo, Egli ci mostra così la via per la vita eterna e ci precede»: è stata la meditazione per il Cristo inchiodato sulla croce. Meditazioni tratte da quelle scritte da Joseph Ratzinger per la Via Crucis al Colosseo nel 2005, e riascoltate fino alla Maddalena dove il parroco don Mario Zacchi ha accolto il vescovo e tutti i presenti. «Abbiamo percorso insieme le vie della città portando e seguendo la croce di Gesù fino a questa chiesa, dove da secoli si venera il Crocifisso che veglia sul nostro cammino e ci chiama alla penitenza sull’esempio di Gesù - ha affermato monsignor Merisi nella riflessione conclusiva -. Il Papa Francesco non si stanca di raccomandarci la speranza, la fiducia, la misericordia, che vengono dal cuore di Gesù. Non possiamo parlare della Chiesa senza considerare la croce, senza contemplare la sofferenza di Cristo». Da qui la domanda: «Chi è il Crocifisso per noi? Chi è per me? Cosa significa adorarlo? Non è una variante del cristianesimo, ma l’essenziale della preghiera e della vita spirituale», ha detto ancora il Vescovo. Il Crocifisso dunque comunica che dalla vita non si può togliere la sofferenza, ma essa può essere offerta per il bene, nostro e di tutti. Ha concluso monsignor Merisi: «Il rimanere di Gesù sulla croce con le braccia allargate è per dirci che esiste un amore fedele, di misericordia, che ci apre alla speranza e alla fiducia».

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