«Family 2012 è la tappa di un cammino»

L’Incontro mondiale delle famiglie «ci aiuta ad alzare lo sguardo»

«La sorpresa. È questa la cifra che mi pare riesca a unificare tutta l’esperienza del VII Incontro Mondiale delle Famiglie», così, don Antonio Peviani, direttore dell’Ufficio di pastorale della famiglia di Lodi, rilegge a quasi una settimana di distanza il grande evento in cui un milione di fedeli e, tra questi, quattromila lodigiani hanno avvolto il Santo Padre in un gigantesco abbraccio. «Una di quelle sorprese belle e tranquillizzanti che aiutano a respirare meglio, ad alzare lo sguardo, a cancellare la preoccupazione. Sotto sotto infatti un po’ di ansia legata all’adesione c’era: la crisi, il momento difficile avrebbero potuto convincere le famiglie a non spostarsi da casa. Invece ecco comparire tanti gruppi di persone segnati da colori, sorrisi e sguardi di intensità diversa, quelli leggeri dei bambini, ma anche quelli più densi degli anziani».Facendo sue le parole del cardinale Scola, don Antonio chiama la famiglia “profezia per il futuro” e “motore della vita”. «Dobbiamo essere consapevoli del valore della famiglia - dice-, questa ineguagliabile e spesso maltrattata realtà, l’unica capace di proiettarci nel futuro. Se la società distrae l’attenzione dalla famiglia, va contro se stessa, perchè indebolisce la propria serenità e la propria coesione. L’obiettivo è andare verso un modo di pensare comune, dove la bellezza e la dignità della famiglia naturale siano percepiti come nucleo generatore dell’umano».E alle obiezioni di coloro che hanno visto nel Family un contenitore vuoto, fenomeno di massa che si esaurisce in se stesso, don Antonio risponde senza indugio: «La maggior parte dei fedeli si è recata a Milano sostenuta da un solido cammino di preparazione svolto durante l’anno con le catechesi e ha vissuto questo avvenimento come l'occasione da cui ripartire con rinnovato entusiasmo. L’Incontro mondiale è stato la tappa intermedia e non la conclusione di un percorso di fede che attraverso un 'esperienza straordinaria ha cercato di illuminare l’ordinario».Don Antonio commenta anche le perplessità sollevate dalle complesse celebrazioni in lingua latina, sottolineando da un lato la necessità di rispettare il rito con le sue caratteristiche e l’impossibilità di coinvolgere tutti i fedeli in un contesto così ampio e dispersivo, dall’altro le numerose iniziative che comunque si sono attivate, anche in occasione del Congresso teologico pastorale, per far sì che tutti, compresi i più giovani, avessero modo di confrontarsi sui temi della famiglia con linguaggi e modalità a loro più adatti.Un’ultima provocazione sulle famiglie dei divorziati risposati a cui il Papa ha espresso vicinanza spirituale. Perchè negare loro l’Eucarestia? «La motivazione della norma ecclesiastica si fonda sul dato oggettivo della contraddizione con il messaggio evangelico che li pone in una situazione di non comunione con la Chiesa. Mentre il Vangelo annuncia il matrimonio indissolubile, la condizione dei fedeli divorziati risposati è in contrasto con questo annuncio. Ciò non significa che essi vengano esclusi dalla comunità; in quanto battezzati ne fanno parte costitutiva, anche se non si trovano nella pienezza della comunione. Devono sentirsi oggetto di attenzione e per loro deve essere pensata una pastorale nuova, più ampia, che vada al di là dei sacramenti».Sono tante ancora le cose da fare e da imparare e l’Incontro mondiale delle famiglie con la sua vasta multiculturalità, i tanti esempi di gruppi provenienti dal Sud del mondo, dove la famiglia naturale è ancora un modello forte e decisivo nella vita e nella cultura, può essere una grande opportunità per trarre un insegnamento prezioso.Angelika Ratzinger

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