«Don Vittorio, hai cantato la primavera». Celebrate le esequie nell’amata Abbadia Cerreto

Sul quel pavimento che avrà calpestato centinaia di volte, sotto quello stesso tetto che l’ha riparato per oltre quarant’anni. Ieri pomeriggio don Vittorio Soldati è entrato per l’ultima volta in quella che era la sua vera casa, l’Abbazia benedettina di Abbadia Cerreto, il piccolo gioiello incastonato tra il verde e le campagne della pianura lodigiana. All’età di 81 anni don Vittorio ha salutato la sua comunità, dopo essersi spento mercoledì a causa di una gravissima malattia che non gli ha lasciato scampo.

Ordinato sacerdote nel 1954 arrivò ad Abbadia nel ‘69 dopo essere stato coadiutore in molti paesi del lodigiano e fu proprio lì che si materializzò la sua «vocazione nella vocazione»: con zelo e perizia diede nuova luce alla bellissima e antica struttura religiosa risalente all’undicesimo secolo, che curava con amore «come fosse una sposa» ha detto monsignor Giuseppe Merisi, Vescovo di Lodi, che ha celebrato le esequie. «Di lui ricorderemo sicuramente la capacità di dialogo, l’attitudine a parlare e colloquiare con tutti - le parole del Vescovo durante l’omelia -. Un uomo serio, schivo, innamorato della Chiesa con la semplicità che contraddistingue le grandi persone. Oggi c’è mestizia nel nostro cuore, ma la preghiera sale al cielo perché la morte non è l’ultima parola, ma è il cammino verso l’incontro di salvezza con Gesù».

Erano in tanti per l’ultimo saluto, prima che salma partisse alla volta di Corno Giovine per la sepoltura. La malattia degli ultimi tempi, che l’aveva costretto al ricovero alla Columbus di Codogno, non aveva scalfito il suo ardore, lo stesso che lo aveva portato a mettere tutto il suo talento in mano al Signore per proteggere e conservare l’amata Abbazia: «Tre o quattro libri non sarebbero sufficienti per descrivere quanto ha fatto don Vittorio per questa comunità - ha detto in chiusura il sindaco di Abbadia Adriano Cucchi, presente al funerale assieme al primo cittadino di Corte Palasio Marco Stabilini -, era un uomo forte che aveva una direttrice costante nella sua vita: la coerenza».

«Ciao Abate», accompagnato dal saluto dell’amico don Andrea Prina, a spalla, è uscito per l’ultima volta dalla Chiesa passando per quel giardino che tante, tantissime volte, ha curato con tutto il suo amore.

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