Don Giuseppe Scoglio lascia il camice da infermiere e indossa la veste, ora è cappellano dell’ospedale di Lodi

Il sacerdote, che ha anche un passato di fiorista, ha in mente un programma per pazienti e sanitari

Ha tolto il camice di infermiere, posato l’ecografo e le flebo e 5 giorni dopo ha indossato la tunica del sacerdote. Don Giuseppe Scoglio, 50 anni, originario di Postino di Dovera, infermiere nella neurologia del San Raffaele di Milano, il 12 giugno, giorno della morte di Silvio Berlusconi, ha terminato il suo incarico in ospedale, il 17 è stato ordinato sacerdote e dal primo ottobre è anche cappellano del Maggiore.

« Essere stato infermiere - dice - mi aiuterà nel mio nuovo incarico di sacerdote». Fin da subito don Scoglio, arrivato in sostituzione di don Edmondo Massari che ha lasciato Lodi per Roma, ha messo in campo un programma di vicinanza spirituale alle persone. «Smettere di fare l’infermiere mi è costato - dice mentre gira tra i letti dei suoi ammalati -, ma la scelta di dedicarmi alla vita consacrata è prevalsa sul resto. Ho accettato l’incarico del vescovo, rientrando in una realtà dove si incontrano la sofferenza e il dolore, per portare sollievo. Per me la cosa importante è esserci per ascoltare. L’ospedale per me è come una comunità». Non si può dire certo che il percorso scolastico e professionale di don Scoglio sia stato monotono. «Dopo le medie alla Piera Andreoli di Lodi, scuola allora guidata dall’ex vicario generale don Claudio Baggini - spiega don Giuseppe -, ho studiato all’Einaudi come analista contabile, poi sono andato a militare negli alpini ».

Dopo aver lavorato come fiorista da Armando e Mariarosa e poi come impiegato in studi di commercialisti ha intrapreso un percorso spirituale con il salesiano don Silvio Galli. «Dopo il biennio di filosofia e teologia all’Antoniano sono stato assunto al San Raffaele come Oss, poi mi sono laureato in infermieristica, ho frequentato il master in coordinamento e dal 2026 ho iniziato a lavorare come infermiere nello stesso ospedale», spiega. Mentre terminava gli studi di filosofia e teologia ha ripreso i contatti con il seminario di Lodi dove ha concretizzato la sua vocazione.

«Lasciare l’ospedale come infermiere non è stato facile - ribadisce -. È proprio il fatto di aver lavorato nella sofferenza che mi ha consentito di consolidare la vocazione». Il sacerdote, che conta sulla preghiera delle suore del Carmelo, ha già organizzato il suo programma per stare vicino alle persone.

Le messe in cappella, al Maggiore, saranno il mercoledì alle 10.30, il venerdì alle 15.30 e il sabato alle 16, precedute mezzora prima dal rosario. Il primo venerdì del mese, invece, dalle 14.30 alle 15.30, è prevista l’adorazione davanti al Santissimo. La messa specifica per gli operatori è il secondo venerdì del mese.

Il sacerdote, inoltre, è disponibile per colloqui e confessioni, previa chiamata (340-6215469; 0371-372363), dal lunedì al venerdì, dalle 14.30 alle 15.30. «Don Massimiliano Boriani (339-5759757, invece, è disponibile per lo stesso motivo il mercoledì - spiega il sacerdote -. Una messa si celebra poi nella chiesetta Sant’Antonio, al Fissiraga, il quarto giovedì del mese, alle 15.30». Don Scoglio ha previsto anche un confronto con i medici. Il primo sarà il 13 novembre, in cappella. «Ho fatto mia una preghiera tratta dal formulario di San Carmelo - afferma -. “Signore, è terra sacra il dolore - è l’incipit -; devo togliere i sandali quando entro in una camera e non passare fra i letti senza incontrare un volto e una persona... Donami la forza e il coraggio di perseverare».

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