Don Alberto Gibilaro: «Mi affido al Signore, entrato nei miei giorni per rimanerci»

IL NUOVO SACERDOTE Sarà ordinato prete questa sera

L’immaginetta a memoria dell’ordinazione Presbiterale è un piccolo rito. Ogni sacerdote novello – senza che in realtà vi sia obbligato – compone la sua immaginetta: nella biblioteca del Seminario ne conserviamo a decine, a ritroso negli anni della storia della nostra Diocesi. Più di una pura formalità, l’immaginetta offre un versetto biblico e una figura che valgano a dire l’emozione dell’ordinando, per il grande evento di grazia e per l’affetto che riceve dalle tante persone care. Per la mia immaginetta ho scelto il soggetto dei discepoli di Emmaus – pagina molto amata e molto citata. Non stupisce allora che anche la mia parrocchia di origine ne abbia una preziosa raffigurazione. Il grande sportello del tabernacolo della mia chiesa parrocchiale a Codogno, difatti, rappresenta proprio una scena dell’episodio Emmaus, in ottone argentato e dorato: è il momento della cena, quando Gesù spezza il pane, e così si fa riconoscere dai due discepoli. Per tanto tempo non l’avevo mai osservata da vicino, pur essendo stata davanti ai miei occhi sin dall’infanzia: Gesù è rappresentato al centro, con un’aureola che è una grandiosa raggiera di sole. Così ho scelto di riportare quale figura dell’immaginetta proprio il particolare della tavola dei tre compagni di viaggio, seduti assieme dopo ore di cammino. Gesù alza la destra benedicente, e con la sinistra afferra il pane: un pane d’oro, su una tavola tutta argento. Il versetto che ho scelto di affiancare a questa figura non riguarda però direttamente la cena. Viene poco prima, e pertiene quello scambio – tutto evocativo – di intenzioni che porta poi alla decisione di entrare nella locanda per la cena. La vicenda che precede questo scambio è nota. È il giorno di Pasqua, e Cleopa e il suo amico, discepoli del Signore, sono tristi per la morte del Maestro; non credono ancora alla risurrezione. Stanno lasciando Gerusalemme a piedi, quando li avvicina uno sconosciuto viandante che lungo il cammino fa ardere il loro cuore, poiché dà un senso alla morte del Maestro a partire dalla Scrittura. Giunge l’ora di cena e il villaggio da raggiungere è ormai raggiunto. Qui si ha lo scambio di intenzioni: Gesù finge di andare oltre, e i discepoli apertamente, di cuore, gli chiedono di restare con loro, perché ormai il sole è al tramonto. Il versetto che ho scelto si colloca proprio qui (Lc 24,29): «Egli entrò per rimanere con loro». La storia di una vocazione – ed io sento di parlare anche della mia – forse si risolve davvero in questo scambio d’intenzioni. Gesù si avvicina, non riconosciuto, poi fa per andarsene, senza però andarsene mai davvero; qualcosa però nel cuore si accende, ed ecco che si prende coraggio e gli si chiede di restare. C’è da credere che Gesù non aspetti – coi due di Emmaus, come con tutti, come con me –, non aspetti nemmeno che terminiamo di parlare, che terminiamo di domandargli di rimanere. Perché subito decide di entrare nella locanda, e nella nostra vita, per rimanerci per sempre. Ed è così che il sole che fuori stava tramontando lo ritroviamo a tavola: è Gesù, luce della vita, con quella grandiosa raggiera attorno a lui, attorno a noi. Una luce che entra nei nostri giorni per rimanere con noi.Quella che comincia per me non sarà una vita semplice – ma non lo è nessuna forma di vita che prenda sul serio l’amore. Come prete mi affido al Signore, che mi si è fatto vicino nell’adolescenza, ed è entrato nei miei giorni per rimanerci. E ringrazio chi nella preghiera mi sta vicino.

La prima Santa Messa

Don Alberto Gibilaro celebrerà la sua prima Messa domani mattina, domenica 15 giugno, alle ore 10, nella sua parrocchia di origine. quella di San Biagio e della Beata Vergine Immacolata in Codogno.

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