«Cristiani, i più perseguitati nel mondo»

In Vescovado la conferenza di monsignor Filipazzi ai giuristi cattolici

«Non si può più dare per scontata la libertà di religione» ha esordito monsignor Antonio Guido Filipazzi, invitato a Lodi nel ciclo di incontri organizzato dai giuristi cattolici (l’anima è stato l’avvocato Marcarini) sul tema della libertà religiosa. Monsignor Filipazzi, da poco nunzio in Indonesia, ha portato la sua passata esperienza come segretario del nunzio apostolico in Sri Lanka, Austria e Germania, integrandola con i numerosi richiami del Pontefice in materia di diritto naturale e diritto delle genti.

«La beatificazione di Giovanni Paolo II - ha raccontato Filipazzi - ci fa pensare a quanto stesse a cuore al Papa questo argomento, proprio per la situazione in cui ha vissuto il suo paese natale». Monsignor Filipazzi ha infatti ricordato come per lungo periodo il blocco comunista avesse impedito la libera professione religiosa. «Ancora oggi, in molti paesi, per esempio in Cina, l’ideologia dominante limita le libertà anche se garantite dalla costituzione». Un altro problema si riscontra in paesi in cui determinate religioni sono così radicate nell’attività dello Stato da creare una disparità di trattamento tra i cittadini. «Per parlare chiaro - ha spiegato il vescovo -, sto parlando di certi paesi islamici, in cui certe leggi, vengono invocate di fatto per mettere in difficoltà le minoranze». Bisogna sradicare quindi i luoghi comuni che vedono il cristianesimo come una religione quasi privilegiata, «in realtà, quella cristiana è la comunità più perseguitata nel mondo. Migliaia di cristiani sono considerati cittadini di seconda classe e rischiano ogni giorno la vita in nome della fede». Alla base di tutto, secondo monsignor Filipazzi, c’è la laicità dello Stato: solo questo può garantire la libertà; ma la laicità non deve sfociare nel laicismo, nella totale negazione della religione. Questo infatti porta a un terzo problema, forse meno evidente, ma che ci riguarda da vicino: nella società occidentale la religione viene marginalizzata e trattata come un fenomeno antiquato e destabilizzante.

«Non si accetta che i credenti facciano obiezione morale o si ostacola la regolare celebrazione delle festività. Si pensi anche all’educazione sessuale, che spesso obbliga i ragazzi a una visione antropologica contrastante con quella della propria famiglia e della propria fede». Monsignor Filipazzi si è quindi impegnato a trovare delle soluzioni a questa situazione, ispirandosi anche ai messaggi di Benedetto XVI in occasione della Giornata della Pace.

«Fondamentale è non creare una scala di gravità dell’intolleranza: c’è stata una grande sensibilizzazione nei confronti degli ebrei, e con l’immigrazione anche una particolare accortezza nei confronti degli islamici. È giusto, ma a farne le spese sono stati i cattolici: spesso la nostra libertà è data per scontata ma di fatto non è più così». Importante è anche non opporre la libertà religiosa ad altri diritti, soprattutto ai cosiddetti “nuovi diritti”, che sono affermati da una certa cultura ma che sono contrari all’insegnamento del Magistero della Chiesa cattolica. «In sostanza - ha riassunto monsignor Filipazzi - non basta affermare i principi solennemente in una costituzione, ma bisogna viverli quotidianamente, altrimenti la legge diventa lettera morta». Anche il vescovo di Lodi monsignor Giuseppe Merisi ha commentato questa affermazione, spiegando come «Tutti gli uomini devono avere pari dignità. Il criterio dev’essere il rispetto della legge, che a sua volta sia rispettosa del diritto naturale e dell’uomo».

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