«Costruiamo una società del gratuito»

Paolo Ramonda, successore di don Benzi, ospite a Orio Litta

«Una società del gratuito in alternativa alla società del profitto». A Orio Litta il presidente della Comunità Giovanni XXIII Paolo Ramonda, fondata dal compianto don Oreste Benzi, ha proposto un paradigma di vita totalmente nuovo. Anche sulla scia della crisi sociale, economica e culturale, uno stile di vita capace di ripartire dagli ultimi e dai più deboli è la strada da percorrere, senza più alcun indugio. Un solco già tracciato dalla stessa comunità di don Benzi, attiva da anni a livello nazionale e internazionale al fianco dei disabili e dei più deboli.

Il presidente Ramonda è intervenuto martedì sera a Orio Litta sul tema “Educare alla vita buona del Vangelo”, nell’incontro promosso dall’Azione Cattolica di Orio, Ospedaletto e Livraga (unità pastorale). Al fianco di Ramonda erano presenti i responsabili dell’ Azione cattolica territoriale Matteo Mazzucchi e Costantino Bolis insieme al parroco di Orio Litta don Renato Fiazza.

«Abbiamo questo mandato: - ha dichiarato Ramonda - non lasciar soffrire nessuno da solo, volendo bene a tutti e con un occhio particolare a chi fa più fatica». «La sofferenza delle persone disabili (o in difficoltà) non è data dalla disabilità in sé, - ha ricordato Ramonda - ma dalla solitudine in cui si vive quella condizione, per cui siamo noi a doverci modificare».

Detto, fatto: l’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII opera dal 1973, anno in cui ha aperto la prima casa famiglia, nel vasto campo dell’emarginazione e della povertà e attualmente è diffusa in 25 Paesi del mondo, al fianco dei disabili, dei tossico dipendenti, delle prostitute, degli affamati e dei poveri. Attraverso queste realtà la comunità testimonia il Vangelo ed educa al Vangelo. La sfida lanciata da Ramonda chiama in causa tutti, a partire dal familiare in difficoltà o dal vicino di casa disabile o debole.

Dal rinnovamento culture al cambiamento delle relazioni, il passo è breve: «La società cambia nella misura in cui sappiamo amare».

Raccontando anche le esperienze dell’associazione, Ramonda ha sottolineato la centralità dei giovani in questo progetto, perché «i giovani oggi sanno dare la vita e spendersi per il Bene».

Stuzzicato sulle priorità che la politica e le istituzioni dovrebbero porsi per il Bene, Ramonda ha premesso: «Non sputiamo su quello che abbiamo, perché abbiamo uno stato sociale sufficientemente adeguato». Di certo resta da fare molto, a partire dagli investimenti sul sociale, sui giovani e sul servizio civile e i problemi da risolvere sono tanti. «Prima di tutto però dobbiamo creare uomini e donne di buona volontà che possano davvero cambiare la società, - ha esortato Ramonda - perché dobbiamo arrivare nelle stanze dei bottoni e non per protagonismo, ma nella logica cristiana che chi siede là è servo che vuole operare per il Bene comune: la politica è il più alto grado di carità».

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