Costa d’Avorio, continua la guerra civile ma non si ferma l’impegno del Lodigiano

La situazione in Costa d’Avorio, dopo i mesi della guerra civile e l’insediamento del presidente ufficiale Alassane Ouattara, è lungi dall’essersi risolta.

La nostra diocesi ne è toccata di riflesso sia per gli antichi legami missionari (la missione diocesana a Daloa dal 1988 al 2002), sia perché alcune realtà del nostro territorio continuano ad aiutare con progetti e ad essere presenti con volontari. Fra gli altri ricordiamo il gruppo di San Zenone, che ritornerà ancora quest’estate a Daloa per progetti con i lebbrosi e con i ragazzi di strada, e l’Associazione Il Pellicano, con a capo Peppino Castelvecchio coadiuvato dalla famiglia Fontanella e da molti altri, che ha aperto una casa-famiglia per ragazze e che è attualmente laggiù con proprio personale per accompagnare e sostenere il progetto.

Proprio a proposito di quest’ultima iniziativa, vogliamo pubblicare una lettera dei responsabili del progetto, che testimonia le atrocità della guerra e le difficoltà dovute al forzato esodo in Liberia, durato parecchi mesi per poter salvare, se non le cose, almeno le persone:

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«Su iniziativa del ministro ivoriano del Commercio, sig. Dagobert Banzio, l’operazione di rimpatrio volontario dei rifugiati ivoriani in Liberia è cominciato mercoledì 15 giugno a partire dalla cittadina di Zwedru. Il passaggio verso la Costa d’Avorio è situato al Barrage di Toulepleu, nella regione del Medio Cavally, ed è reso sicuro dalla presenza dei militari del “Groupement Militaire Tactique de la Zone 6”.

Avendo constatato che c’erano i presupposti minimi per un ritorno in patria in buone condizioni, l’Ong Il Pellicano-CI ha deciso di far ritornare le 10 ragazze del progetto “Casa Famiglia”, il personale e tutte le persone che si erano aggiunte via via al gruppo di espatriati.

A bordo di un pulmino, dopo aver espletato le formalità doganiere - semplificate per le circostanze -, i rifugiati hanno attraversato il fiume Biahi, frontiera fra la Liberia e la Costa d’Avorio e, cantando l’inno nazionale ivoriano “L’Abidjanaise”, sono sbarcati sul suolo patrio. Commosso da questo fatto, un graduato di frontiera ha voluto regalare al convoglio 100 kg di riso e due grossi sacchi di banane platano. Così “i Pellicani” hanno potuto sfamare anche numerosi ivoriani in transito.

Scortati dai militari, i nostri amici hanno potuto attraversare tutta la regione ovest del Paese e raggiungere Blolequin, meta del viaggio. Era una grande emozione vedere le ragazze de Il Pellicano, mentre passavano i rispettivi villaggi, sbracciarsi e gridare ai loro parenti: “Siamo di ritorno sane e salve!” Ma, arrivati a destinazione, la desolazione li ha presi: i locali del progetto erano stati distrutti, i beni rubati e la piantagione di caucciù in rovina. Hanno così dovuto proseguire fino a Daloa, dove amici ospitali li hanno accolti.

Alla domanda del perché avevano deciso di lasciare la Liberia prima di un esplicito benestare dell’ONU, a rischio di mettere a repentaglio la propria vita, la Presidentessa de Il Pellicano-CI ha risposto che il soggiorno forzato in Liberia non assicurava un buon livello d’insegnamento per le ragazze, che avrebbero così visto sfumato tutto lo sforzo compiuto nella prima parte dell’anno scolastico». [Mr TOH Pierre]

Luca Maisano

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