«Consegno una diocesi

ben compaginata,

come l’ho trovata»

«Ho visto i laici rispondere con slancio in tanti settori, a partire da quelli pastorali, come la carità, la famiglia e la scuola. La presenza e la partecipazione»

La domanda a monsignor Merisi è a bruciapelo, la risposta altrettanto immediata.

Eccellenza, che diocesi consegna al suo successore?

«Spero di lasciargli una diocesi ben compaginata come l’ho trovata io, lasciatami da monsignor Capuzzi. È quanto ho dichiarato anche a monsignor Maurizio Malvestiti, incontrandolo a Roma, in uo spirito di comunione, amicizia e carità».

Cosa significa ben compaginata?

«Una Diocesi ricca di tradizione, di fede, di carità, di evangelizzazione delle nuove culture».

Parliamo di persone. I suoi ultimi anni sono coincisi con quelli della crisi economica che ha pesantemente colpito anche la nostra Diocesi.

«Ovunque ho notato un grande impegno a favore del prossimo. Penso alla generosità con la quale l’intera diocesi ha sostenuto il Fondo di solidarietà: in una Diocesi come la nostra siamo riusciti a superare ampiamente la raccolta dei due milioni di euro. Penso a tutto ciò che viene realizzato in campo assistenziale e caritativo, con il coinvolgimento non solo delle Istituzioni pubbliche, ma anche di tante realtà del credito. È encomiabile quanto si sta facendo per fornire un pasto caldo o beni di primaria necessità, soprattutto cibo e vestiario, a tante famiglie che vivono situazioni di grave difficoltà».

E i laici?

«Li ho visti rispondere con slancio in tanti settori, a partire da quelli pastorali, come la carità, la famiglia e la scuola. E poi il grande impegno da essi dimostrato nelle associazioni, tipo l’Azione Cattolica, la Fuci, il Meic, l’Agesci, l’Unitalsi e tante altre. Lo stesso dicasi per la loro fattiva presenza negli organismi di partecipazione, a partire dai consigli pastorali. Ho sempre visto impegno nella formazione sia dei preti che dei laici».

Che ricordo conserva della visita pastorale?

«Ricordo di aver trovato ovunque porte aperte, non solo nelle parrocchie, gli oratori e le istituzioni del mondo cattolico. Sono entrato in tutte le scuole della diocesi, di ogni ordine e grado. E in ogni parrocchia ho notato la grande disponibilità del volontariato e delle famiglie a lavorare a fianco dei sacerdoti».

Lo stesso è avvenuto con i sindaci. Lei è entrato in tutti i municipi.

«Ho sempre avuto rispetto per le istituzioni civili, un sentimento, questo, credo ricambiato. Nella diocesi di Lodi si lavora in stretta collaborazione, alla ricerca del bene comune, nel rispetto delle diverse responsabilità».

Lei si appresta a lasciare non solo la guida della Diocesi di Lodi, ma tra poco si registrerà anche un avvicendamento alla presidenza di Caritas Italiana. In questi anni il flusso migratorio ha registrato una forte spinta, fino a toccare le cifre inimmaginabili di questi giorni. Come affrontare questa situazione?

«Confermo ciò che ho ripetutamente sottolineato sia in diocesi di Lodi che nelle diverse realtà italiane. Non dobbiamo mai stancarci di dimostrare lo spirito di accoglienza e della solidarietà. Il tutto nel rispetto della legalità. È giusto che ogni popolo mantenga la propria cultura, ma nel massimo rispetto dei diritti umani. Sia parlando di Lodi che di Italia che di Europa».

La situazione è davvero preoccupante...

«Nonostante tutti questi drammi, non riesco ad essere pessimista, perché penso al grande retaggio che viene dalla fede ed anche dall’impegno civile di solidarietà di tante persone di buona volontà. Ne ho parlato anche con monsignor Malvestiti. E anche su queste tematiche, nell’incontro personale che ho avuto a Roma, abbiamo sottolineato un grande spirito di collaborazione, di serenità e di fiducia nel Signore».

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