Con Papa Francesco una Chiesa per gli ultimi

Lunedì 13 marzo il Santo Padre celebrerà dieci anni di Pontificato

Sembra ieri: l’improvvisa dimissione di Benedetto XVI, il conclave, il sorriso quasi imbarazzato di Jorge Bergoglio, e l’umiltà con cui il prete venuto «dall’altra parte del mondo» salutava per la prima volta il mondo dalla loggia affacciata su piazza San Pietro. Eppure, il 13 marzo Papa Francesco celebra i suoi dieci anni di pontificato: dieci anni in cui ha sicuramente rappresentato un cambiamento che è andato oltre le apparenze, conquistando il cuore degli umili con la sua semplicità. Ma riuscendo ad affiancare alla gentilezza del “nonno” la forza con cui ha tenuto testa ai potenti della terra, e continua a farlo anche oggi, rimanendo una delle poche voci che continuano, in modo instancabile, a invocare l’importanza della pace.

D’altronde, Bergoglio si è trovato ad affrontare questa missione in un momento delicatissimo, di cambiamento per la Chiesa come per tutta la società, ma ha seguito sempre la bussola di Cristo, la direzione che ha espresso chiaramente da subito, dalla scelta di utilizzare, primo nella storia, il nome di Francesco. Un modo per chiarire, sulla sequela del Vangelo, l’importanza di mettere al centro gli emarginati, gli ultimi, i rifugiati, i diseredati, le eterne vittime di un mondo in cui la cultura dello scarto domina la vita pubblica. Così, il Papa ha promosso l’idea di una Chiesa missionaria, di una Chiesa in uscita, in grado di mettersi in cammino per incontrare gli uomini e le donne, lottando insieme a loro per combattere le disuguaglianze per affermare l’importanza della vita e della dignità di ogni essere umano nel rispetto del creato.

L’importante presa di posizione contenuta nell’enciclica Laudato Si’, ancora oggi dopo 8 anni, continua ad essere un punto di riferimento trasversale nella promozione dell’ecologia integrale, ma non meno significativi sono gli incontri ecumenici e interreligiosi che hanno visto il Papa evidenziare con rinnovato entusiasmo l’importanza del dialogo tra le varie componenti della famiglia umana nel rispetto reciproco.

Anche all’interno della Chiesa, il pontefice ha scelto di cercare trasparenza e verità, proseguendo nell’opera del suo predecessore nel contrasto agli abusi e alla corruzione, portando avanti con rinnovato entusiasmo una chiamata alla sinodalità.

Nonostante l’età ormai avanzata, che lo vede piegato nel fisico ma sempre vivace nello sguardo, il pontefice resta così un punto di riferimento per miliardi di persone in tutto il mondo, così come lo è stato in quell’indimenticabile momento di preghiera nel vuoto di piazza San Pietro, nei giorni più duri della pandemia.

Perché il tratto distintivo che anima ogni parola e scelta di Francesco, che lega questi dieci anni di pontificato e li pone in continuità con la storia della Chiesa è uno soltanto: la preghiera. «Pregate per me» è la richiesta che il Papa ripete continuamente ai suoi interlocutori, chiarendo così che la missione del pontefice si regge sul supporto nella fede di tutta l’ecclesia, e sull’abbraccio di Cristo. Questa richiesta risuona ancora nelle orecchie e nel cuore dei pellegrini lodigiani che, lo scorso anno, accompagnati dal vescovo Maurizio, hanno vissuto un indimenticabile incontro con Papa Francesco, che ha assicurato il suo ricordo nella preghiera per tutta la terra lodigiana.

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