Clero diocesano, mattinate di pastorale

Dal 10 al 12 gennaio ci saranno in Seminario le mattinate di pastorale per i preti della diocesi. Abbiamo chiesto a don Cesare Pagazzi, referente per la formazione permanente dei presbiteri, di spiegarci il senso della proposta diocesana.

Perchè tre mattinate dedicate al tema “pastorale” rivolte ai sacerdoti?

«Le tre mattinate di pastorale - dal 10 al 12 gennaio 2012 - sono ormai un appuntamento consueto della formazione permanente dei nostri presbiteri; un appuntamento da anni fissato immediatamente dopo gli impegni natalizi e prima dell’inizio della Quaresima, in un tempo forse un po’ più tranquillo, così da permettere la partecipazione dei sacerdoti. Quest’anno la scelta è caduta su tre luoghi di particolare complessità per il discernimento pastorale».

Il primo tema del 10 gennaio si affronteranno le questioni legate alla sessualità. Perché questa scelta?

«Pur vivendo nell’epoca post “rivoluzione sessuale” e in una cultura largamente “sessualizzata” si avverte quanto mai la difficoltà del raggiungimento di un’identità personale (e quindi sessuale) piena, dai contorni ben delineati. Per usare un’espressione di un famoso sociologo, siamo di fronte e in mezzo ad una società «liquida» - a tal punto scarsa di densità da essere priva di contorni e di forma - ma anche di fronte ad un’ identità personale (e quindi sessuale) «liquida», dove una forma e uno stile sessuali precisi rischiano di essere stigmatizzati come intollerabile retaggio di una cultura passata. Da qui si capisce l’urgenza e la delicatezza del confronto pastorale. Ci faranno da guide due docenti dell’Università Cattolica: Pierpaolo Triani (già apprezzato nella nostra diocesi) e la dottoressa Alessandra Augelli (Università cattolica di Piacenza).

La seconda mattinata affronterà il tema della sofferenza come tempo di annuncio. In che senso?

«È facile, per la drammaticità che essa comporta, considerare la malattia come una parentesi priva di senso nel corso normalmente sano della vita. Un tempo che nulla ha da dire a chi lo vive come malato o come parente di malati. Ma la malattia è anche un’esperienza morale che molto ha da insegnare - con linguaggio certo difficile, spesso violento - sul mistero della vita. La sofferenza rappresenta una di quelle esperienze elementari che i nostri vescovi di Lombardia hanno recentemente individuato come «soglie di accesso alla fede», sia per chi già è praticante sia per chi necessita di un rinnovato primo annuncio. La chiesa è da sempre esperta in questo ambito; un confronto sul modo attuale di vivere la malattia rende il nostro impegno di pastori ancor più generoso e competente. Ci farà da guida don Alberto Curioni, responsabile diocesano della pastorale della salute e docente di “Pastorale della salute” presso lo Studio Teologico del Seminario e l’Issr di Crema, Cremona e Lodi».

L’ultima mattinata (12 gennaio) toccherà il tema delle convivenze e la preparazione al matrimonio. Un tema urgente, non le pare?

«Anche per il suo impegno laicale nella pastorale familiare, lei sa meglio di me la complessità (e le grandi opportunità) della vita matrimoniale in questo frangente della cultura. Mentre venti-trent’anni fa partecipavano ai corsi in preparazione al matrimonio cristiano esclusivamente coppie di fidanzati, ora, insieme ad esse si conta un numero importante di conviventi o di sposati civilmente che desiderano accostarsi al sacramento del matrimonio. Già questo semplice dato mostra che - di fatto - sono ormai differenti le strade che possono condurre alla richiesta della celebrazione del sacramento; e ciò è già sufficiente per rendere significativo un confronto pastorale sull’argomento. Ci aiuterà don Aristide Fumagalli, docente di morale presso la Facoltà Teologica di Milano e il Seminario Arcivescovile».

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