
«Carità è partecipazione e dono»
In Cattedrale a Lodi l’apertura del nuovo Anno pastorale con il mandato a catechisti ed educatori

Lodi
«La formazione, impegno centrale, deve essere preceduta dalla partecipazione e seguita dalla condivisione, per camminare insieme. Con queste tre prospettive, unite alla carità, apriamo l’Anno pastorale». Conferito venerdì sera il mandato ai catechisti e agli educatori di tutta la Diocesi. A farlo il vescovo Maurizio che, presiedendo il Giubileo di catechisti ed educatori, con avvio dell’Anno pastorale, ha ricordato ai presenti in Cattedrale come «il cuore misericordioso di Cristo è indulgente. Quanti perseverano sui passi della fede e approdano alla carità hanno la certezza che la speranza non delude. Affinché fede, speranza e carità non svaniscano serve che, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri». La speranza, ha fatto presente il vescovo, non delude solo se approda alla carità «che noi vorremmo declinare nella partecipazione, formazione e condivisone, per scrivere sul libro del nostro Sinodo nuove pagine dell’amore per Dio e al prossimo».

Nella stessa serata i sacerdoti e i laici destinati da monsignor Malvestiti ai nuovi incarichi, hanno assunto gli impegni canonici. «Carità perciò è partecipazione, formazione e condivisone, una declinazione che affido a parrocchie, comunità pastorali e vicariati, e che raccomando a parroci, sacerdoti, laici - ha fatto presente il vescovo -. Sulla carità non dimentichiamo che è fondato il nostro ingresso o meno nel Regno eterno. A tutti dunque questo invito a declinare la carità nella realtà che costruiamo insieme». Ma c’è una categoria che il vescovo ha affermato stargli molto a cuore «e alla quale affido questa declinazione, ossia i seminaristi e i giovani che pensano al matrimonio, che pensano alla vita consacrata e missionaria, ma anche a quelli che non pensano a nulla, per chiamarli a non sprecare la vita». La vita è risorsa destinata a tutti, non solo nostra: «Ma se non c’è dono di sé tutto rimane come prima. Bisogna, quindi, nell’educazione morirci dentro, al modo del chicco evangelico di grano».

Alta forma di carità è l’educazione integrale che dia allo spirito rilevanza secondo la visione cristiana, forma che si esprime nella cura, anche della bellezza e deel’arte, da considerare bisogno primario accanto al sostentamento ed un luogo dove abitare, ha concluso il vescovo: «Carità è dare sé stessi e ciò che abbiamo, ricordando che noi siamo di Cristo, e Cristo è di Dio. Vera sorgente di carità è l’eucarestia, che dà forza per giungere alla meta, a cui aggiungere il sacramento del perdono».

Alla celebrazione erano presenti catechisti ed educatori in rappresentanza di tutti coloro che si prendono cura di ragazzi, adolescenti e giovani, ma anche degli adulti, nei gruppi di catechesi, verso i sacramenti e in generale per una “crescita spirituale” nelle comunità parrocchiali. La terza tappa dell’itinerario “sinodalita’ e santità” e’ dunque avviata a sostegno dei pellegrini di speranza, che sono autentici se rimangono in ricerca, scavando anche dove tutto sembra perduto alla ricerca del Regno di Dio, nella carità che mai finirà.
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