Alla riscoperta del senso del matrimonio

Don Fumagalli: «Nuove sfide per la pastorale dei fidanzati»

«La scelta di disporsi reciprocamente ad amare l’altro come Cristo ama la Chiesa. Questo è il matrimonio: il dare la vita. Non ci sono altre condizioni». Riparte dall’essenza del matrimonio cristiano, don Aristide Fumagalli, docente di Morale alla facoltà Teologica di Milano e al seminario di Venegono. Il suo è stato l’ultimo dei tre interventi per l’aggiornamento del Clero, introdotto da don Attilio Mazzoni, e l’argomento: “Nuove vie verso il matrimonio? Riflessione sul fidanzamento e sulle convivenze” ha dato spunti ai sacerdoti per riflettere su alcuni dati di fatto come l’altissima percentuale di chi arriva ai corsi preparatori al matrimonio ed è già convivente. «Un fenomeno rapido, notevole, con il parallelo tramonto del fidanzamento come era inteso fino a poco tempo fa», l’ha definito lo stesso Fumagalli.

«Si convive per ragioni ideologiche o perché semplicemente non si considera il matrimonio e si aspettano eventi che porteranno ad altre decisioni compresa quella di tornare single; infine per problemi contingenti come il precariato che interessa non solo i giovani, e da quest’ultima ragione arrivano in genere le coppie che si preparano al matrimonio cristiano. E poi c’è chi non coabita ma si trova in una situazione simile». Un’analisi del cambiamento sociale che ha riscontri anche pastorali: i sacerdoti si trovano infatti a dialogare con persone che non percepiscono come “irregolare” la propria situazione di convivenza, sono magari cresciuti in oratorio e chiedono la confessione, oppure arrivano ai corsi prematrimoniali a digiuno di fede e con convinzioni distorte di Dio. «La sfida della pastorale in preparazione al matrimonio è allora aiutare gli innamorati a scoprire dentro la loro vicenda amorosa, la voce di Dio che insegna ad amarsi reciprocamente come Lui ha amato. Laddove sorge un interesse reciproco, non può non esserci la presenza dello Spirito. Non vi è amore autentico che non porti traccia dell’Amore», ha detto ancora Fumagalli. «Occasione di grazia è il fatto che ancora oggi sono numerose le coppie che chiedono il matrimonio senza che nessuno li forzi. A loro la comunità si affianca non perché si sposino in chiesa, ma nel Signore. Qui sta il nocciolo». Da lì anche la necessità della formazione di sposi che siano vicini alla coppia prima e dopo il matrimonio, quasi padri e madri nella fede. «Se è una grazia per le coppie che vivono questo amore e li induce a una decisione, sia una grazia anche per la Chiesa che può ancora scorgere il desiderio dell’amore vero in mezzo a mille rivoli».

Perchè non è automatico che la convivenza faccia maturare. «A volte è solo un galleggiare. Chi si sta effettivamente preparando a celebrare il matrimonio cristiano? Da un discernimento si possono pensare itinerari di fede per vivere il matrimonio come vocazione. Senza nostalgia del passato: quei matrimoni dove l’indissolubilità era lasciata sulle spalle delle donne, erano davvero secondo l’intenzione del Signore?».

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