Venerdì mattina 400 lodigiani in udienza da Papa Francesco. Il vescovo: «Oggi portiamo nel cuore l’intera società lodigiana». Con «il Cittadino» di sabato 27 agosto in regalo un inserto speciale sulla giornata

A Roma una delegazione con trenta sindaci, amministratori pubblici, fedeli

La vita stessa è un pellegrinaggio sulla terra, e la dimensione del pellegrinaggio è costitutiva della stessa essenza del cristiano, sempre in cammino, «insieme sulla Via» di Cristo. Prima di tutto un viaggio interiore, quindi, che si specchia nella realtà esteriore e che si concretizza nel mondo e nella storia, e che si riflette anche nel pellegrinaggio ai luoghi santi, come quello che ha coinvolto i giovani della diocesi in Terra santa, il mese scorso, e quello che porterà quattrocento lodigiani a incontrare il Papa, oggi, venerdì 26 agosto.

Nella celebrazione di chiusura del Sinodo, lo scorso marzo, il vescovo Maurizio aveva evidenziato questa dimensione dell’essere umano, affermando: «Siamo pellegrini dell’Assoluto, che si è fatto carne, accettando anche per noi il limite come Via all’Infinito. Non è ancora tempo di bilancio bensì di ringraziamento per inoltrarci con papa Francesco sulla Via della comunione, della partecipazione e della missione con l’intera chiesa».

L’incontro della diocesi con il Santo Padre è proprio il simbolo di questa comunione, tanto che i pellegrini, guidati dal vescovo Maurizio, consegneranno nelle mani del Pontefice il Libro sinodale, segno del cammino che la diocesi ha compiuto negli ultimi anni, culminato nelle sessioni sinodali, e che prosegue nella volontà di costruire una Chiesa sempre più “missionaria”, in grado di parlare al mondo per comunicare il messaggio del Vangelo a tutti.

La Chiesa “in uscita” non può che trarre ispirazione dall’incontro con Papa Francesco, che riceverà la delegazione lodigiana alle 11.30 del 26 agosto, nella meravigliosa sala Clementina.

Saranno presenti i rappresentanti dei padri sinodali, ma anche i rappresentanti parrocchiali giovani e adulti, provenienti da tutta la diocesi, e non mancheranno anche i rappresentanti delle istituzioni, con una nutrita schiera di sindaci del Lodigiano, tra cui quelli di Lodi, Lodi Vecchio, Codogno, Casale, e quasi tutti i primi cittadini della “zona rossa”.

Oltre all’udienza, il pellegrinaggio (che durerà fino al 29 agosto) comprenderà anche la visita della Basilica di San Pietro e la cappella Sistina con i Musei Vaticani, oltre ad altre opere della Città Eterna.

***

Il messaggio del vescovo di Lodi, monsignor Maurizio Malvestiti

“Oggi portiamo nel cuore l’intera società lodigiana”

I lodigiani stamane incontrano papa Francesco. La gioia dei numerosi partecipanti è per l’intera diocesi e società lodigiana, che portiamo nel cuore davanti al pastore universale, infaticabile costruttore di unità e di pace nel mondo. Lo riconoscono tale i cristiani ma anche gli aderenti ad altre religioni e coloro che preferiscono dichiararsi laici. Tutti aspiriamo, infatti, a quella pienezza di umanità che trova sintonia nel vangelo del Dio fatto uomo affinché non fossimo mai soli nel tempo e potessimo aspirare ad essere partecipi della vita divina. È ciò che, con diverso grado di coscienza, ogni uomo e donna percepisce nell’intimo della propria coscienza.

Quello del papa è un servizio di comunione nella verità della fede e nell’amore di Cristo. È rivolto alla chiesa, ma essa sa che il Signore l’ha posta quale germe di unità per l’intero genere umano. Dal Papa tutti debbono sentirsi “a casa”. Attratti dalla bellezza della “casa romana” ma ancor più, evidentemente, dallo Spirito di fraternità universale che vi aleggia. L’insistenza attuale sulle debolezze dei figli della chiesa, pastori e fedeli, deve renderli umili e in doverosa conversione quotidiana. Ma non scalfisce il fascino della fede: la verità che essa annuncia, l’amore che indica, la misericordia che la accompagna prevalgono su tutto regalandoci sempre consolazione e incoraggiamento.

Al termine del Sinodo XIV abbiamo l’opportunità felice di presentare al Successore di Pietro il Libro Sinodale. È un atto simbolico, che allude alla grazia offerta dal Servizio Petrino: la conferma al nostro camminare in fedeltà al credo apostolico. Il Papa è il garante chiamato a custodire visibilmente i fratelli vescovi, successori degli apostoli, con la rispettiva porzione del popolo di Dio, nella vera e unica chiesa. Col vescovo di Roma riconosciamo che Gesù di Nazareth, Crocifisso e Risorto, è il Figlio di Dio. E che l’umile pescatore di Galilea è stato costituito “pietra” su cui è fondata la chiesa, nella quale col battesimo siamo “pietre vive”.

Il ricordo, con la parrocchia di Senna Lodigiana che gli diede i natali, del missionario Enrico Pozzoli, che a Buenos Aires battezzò papa Francesco, esalta questa grazia. Citare il battesimo impegna a rendere grazie col “dono di sé” nell’amore a Dio e al prossimo. Nella sala Clementina, che ci accoglierà, avremo di fronte a sovrastare lo stesso Pontefice la scena del battesimo di San Clemente o forse di Costantino (cfr L’Appartamento pontificio delle udienze, a cura della Prefettura della Casa Pontificia p 55). È quella la sorgente che mai dobbiamo sentire lontana nel tempo bensì fresca, vitale e “contenta” proprio “come una pasqua” ad alimentare la testimonianza dei battezzati nella missione evangelica dell’unica chiesa.

A rendere singolare l’incontro odierno contribuisce la partecipazione delle figure istituzionali provinciali e comunali, a cominciare dai sindaci della prima zona rossa. Siamo così riportati all’indimenticabile fatica pandemica. In essa il Papa si è distinto nella vicinanza orante assicurata dalla chiamata telefonica che ho personalmente ricevuto il 6 marzo 2020 e dall’udienza che il 20 giugno successivo ha concesso alla delegazione lodigiana tra quelle lombarde nella stessa sala Clementina. E, certamente, il trentesimo dalla visita di san Giovanni Paolo II nella nostra città, che coincide con l’eguale traguardo raggiunto dalla provincia di Lodi, sollecita tutti a verificare davanti al Successore l’accoglienza di una prospettiva di rilievo indicata in piazza Broletto il 20 giugno 1992: “quell’unione di principi e di valori che costituiscono l’ethos di un popolo, la forza che lo unifica nel profondo” e che “nessun popolo si forma al di fuori di questo fondamento. Nessuna esperienza politica, nessuna forma di democrazia può sopravvivere, se viene meno l’appello a una comune moralità di base. Nessuna legge scritta è sufficiente a garantire la convivenza umana, se non trae la sua intima forza da un fondamento morale”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA