Uno spiraglio concreto alla Steffenini

Una proposta per il ritiro dell’istanza di fallimento

Uno spiraglio concreto per la ditta tessile Agnese Steffenini di San Colombano: è stata inviata in queste ore alla controparte la proposta economica per il ritiro dell’istanza di fallimento che dovrebbe discutersi prima di Natale.

L’azienda, la più grande tessile del lodigiano con le sue 23 dipendenti, è in contenzioso con l’imprenditore bergamasco Elio Zamblera, ex socio dell’Agnese Steffenini e proprietario dell’immobile di via Lodi in cui si svolge l’attività. Sul piatto della disputa ci sarebbero debiti per l’affitto non versato che secondo l’imprenditore bergamasco ammonterebbero a circa 200mila euro, mentre quelli accertati sarebbero inferiori ai 15mila euro. Alla base del contenzioso c’è il pesante canone d’affitto, 60mila euro l’anno, che l’imprenditore bergamasco pratica alla ditta.

La vicenda prosegue da anni e a gennaio la Lans aveva ottenuto lo sfratto per l’azienda, diventato esecutivo poi a fine novembre. La vicenda è emersa solo quando le lavoratrici sono state invitate a stare a casa mezza giornata per una prima visita dell’ufficiale giudiziario a fine novembre. A quel punto le 23 dipendenti hanno allertato il sindacato e insieme hanno mosso anche le istituzioni a loro supporto, tanto che quando l’ufficiale giudiziario si è presentato per mettere i sigilli all’attività ad accoglierlo c’erano anche il segretario dei tessili Cgil Francesco Cisarri, il sindaco Gigi Panigada e il vicepresidente della Provincia di Lodi Claudio Pedrazzini. In quell’occasione fu ottenuta una proroga proprio fino al 13 dicembre, data in cui far pervenire una proposta di accordo. La ditta, dopo alcune difficoltà di mercato l’anno passato, oggi vanta importanti commesse da clienti di spicco, e ha buone prospettive anche per i prossimi mesi.

La bozza di intesa dovrebbe prevedere il pagamento di una cifra considerevole, si dice attorno alla metà o quasi, da parte dell’Agnese Steffenini per saldare il debito pregresso. All’offerta non parteciperebbero le dipendenti, che pure avevano dato la loro disponibilità a ritardare l’incasso di una mensilità per metterla nel fondo da offrire per chiudere la disputa. Inoltre, nell’accordo ci sarebbe anche la richiesta di restare nel capannone di via Lodi per alcuni mesi a prezzi calmierati rispetto all’attuale canone, almeno fino a trovare una soluzione alternativa.

«Posso solo confermare che la proposta, come eravamo d’accordo, è stata formulata - dice Francesco Cisarri della Cgil -. Abbiamo lavorato molto per arrivare a questa proposta, e speriamo che anche dall’altra parte si raccolga il segnale concreto di voler chiudere positivamente la questione per tutti. Nel frattempo lavoriamo per trovare un’altra sede all’attività, e ci sono già alcune ipotesi che esploreremo appena avremo qualche certezza in più».

Qualora la proposta non fosse accettata, l’istanza di fallimento dell’azienda sarebbe discussa dal tribunale di Lodi il prossimo 21 dicembre.

Andrea Bagatta

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