«Una clamorosa svista giudiziaria»

«Mi trovo di fronte ad una clamorosa svista giudiziaria, che ne sono certo, sarà risolta in sede di udienza preliminare davanti al giudice per le indagini preliminari. I miei concittadini non devono pagare per errori di privati. Lotterò fino in fondo per affermare questo principio». La reazione è di Nicola Buonsante, sindaco di Borgo San Giovanni, che è intervenuto pubblicamente dopo la richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura di Lodi per omissione di atti d’ufficio. La vicenda in questione è quella della rimozione dei rifiuti nell’area ex Sama, poi Officine Borgo San Giovanni.

Ieri il primo cittadini del Pdl ha indetto una conferenza stampa, negli uffici della Provincia di Lodi, per rivendicare il suo corretto comportamento. E difendersi dall’accusa di non aver svolto del tutto il suo dovere per garantire la tutela ambientale. Le indagini sono state condotte dal corpo forestale dello Stato. A fianco al suo legale Claudio Linzola, l’amministratore locale ha ricostruito passo dopo passo la sua battaglia per tentare di ripulire da montagne di rifiuti (eternit, materiali edili e oggetti utilizzati dalle fonderie) un capannone ampio quasi 23mila metri quadrati nel Comune di Borgo. «Il caso è piuttosto complesso e va ricostruito in tutti i suoi dettagli – riferisce il sindaco -. Anzitutto l’area nel 2003 era di proprietà delle Officine Borgo San Giovanni, società che nello stesso anno ha venduto lo stabile a Sila, che a sua volta ha concesso in affitto l’edificio alle Officine Borgo San Giovanni. Questa azienda nel 2006 ha cessato la sua attività. E nel 2010 Sila è fallita. Ma i rifiuti sono rimasti sul posto. E di fronte a questa situazione ci siamo subito attivati. Già a partire dall’ottobre del 2008 avevo scritto all’Arpa dove avevo segnalato la presenza di rifiuti abbandonati ed era stato fatto un sopralluogo. Nel marzo dell’anno successivo Arpa e Asl avevano ritenuto necessaria l’emanazione di un’ordinanza comunale per la rimozione dei rifiuti. Ordinanza che è stata puntualmente emessa a dicembre 2009». Sempre secondo la difesa del sindaco, nel 2010 l’ordinanza è stata impugnata davanti al Tar della Lombardia da parte della società Sila e il Tribunale amministrativo aveva concesso una sospensiva. «Sentiti i legali del Comune avevamo quindi deciso di ritirare l’ordinanza e nello stesso tempo abbiamo richiesto nuovi sopralluoghi degli enti competenti – aggiunge Buonsante – nel 2011 l’Arpa ha invitato nuovamente ad emettere un’ordinanza del sindaco di rimozione rifiuti, provvedimento che abbiamo emesso, poi Sila è fallita e ora il liquidatore fallimentare di Sila ha fatto di nuovo ricorso dal Tar sull’ordinanza. La discussione è fissata davanti ai giudici amministrativi a dicembre e nel frattempo sono stato informato della richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura della Repubblica. Io ho fatto quello che ho ritenuto opportuno nell’interesse della collettività e dell’ambiente, segnalando per primo l’intervento di Arpa e Asl. Non capisco perché mi trovo accusato di emissione o ritardo nell’emanazione di atti che per legge non dovevo adottare obbligatoriamente». E l’avvocato Linzola: «Il principio giuridico è che nel caso della rimozione dei rifiuti, che è cosa diversa dalla bonifica (dove l’inquinamento riguarda anche rifiuti pericolosi e in questa fattispecie interviene la Regione), gli enti locali non possono essere responsabili della cura delle aree private. C’è anche una giurisprudenza del Consiglio di Stato che lo afferma».

Matteo Brunello

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