Una baby gang dietro i roghi all’ex Sama di Borgo

Piccoli focolai accesi durante incursioni illegali, in un luogo abbandonato e potenzialmente pericoloso. Come l’ex fonderia Sama di Borgo San Giovanni, complesso oggi in disuso da oltre 35mila metri quadrati ai confini del paese, un tempo punto di riferimento del ricco contesto industriale di Borgo San Giovanni, oggi scheletro di cemento e acciaio che continua a far discutere. Dietro il mistero dei fuochi accessi nel maxi cortile dell’ex fonderia, ci sarebbe l’azione di un gruppo di ragazzini, che approfittano di varchi all’interno della recinzione per entrare nella fabbrica dismessa.

A suscitare l’allarme dei residenti, in più di un’occasione nei mesi scorsi, era stata l’immagine di un filo di fumo che si alzava dal profilo immobile della fonderia. All’arrivo dei vigili del fuoco, non era stato neanche necessario usare più di un estintore per estinguere i piccoli focolai. Secondo il sindaco di Borgo San Giovanni, Nicola Buonsante, generati da ragazzini che accedono all’ex impianto produttivo. «Approfittano dei passaggi esistenti e ne creano di altri e una volta all’interno recuperano cumuli di carta ancora presenti negli uffici e accendono il fuoco - spiega il primo cittadino, Nicola Buonsante - : abbiamo già individuato dei ragazzi e abbiamo scritto una lettera ai genitori, per convocarli. Alcuni non vivono neanche in paese, ma vengono qui a fare danni. Abbiamo intenzione di scrivere anche al Tribunale dei Minori di Milano per uno di questi ragazzi. È capitato spesso di trovarlo in paese fino all’una di notte ed è capitato che andasse a dormire nella casa che ospita i profughi in paese».

Le incursioni nell’ex Sama non sono l’unico episodio di danneggiamenti e vandalismi verificatosi negli ultimi mesi in paese. «Una notte un cittadino si è ritrovato con tutti i rubinetti per l’irrigazione aperti e il giardino allagato - racconta ancora il sindaco -, ma sono stati danneggiati anche i giochi per i bambini al parco, che abbiamo poi dovuto ripristinare». Intanto gli accessi nel sito industriale dismesso riaccendono il dibattito sullo stato di conservazione e sui potenziali rischi. «Quando il bene era ancora collegato alla procedura fallimentare, con il curatore sono stati portati avanti degli investimenti importanti, con una spesa di 250mila euro per la rimozione di materiali presenti - argomenta il sindaco - : ora abbiamo preso contatti con la proprietà che è tornata in possesso degli immobili. Abbiamo intenzione di valutare con un legale la tipologia di ordinanza che è possibile emettere per chiedere la messa in sicurezza del sito. C’è anche la tematica delle lastre di eternit sulla copertura per cui è necessaria una verifica dello stato di conservazione»·

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