Tuffi, rifiuti e falò: anche a Ferragosto in riva all’Adda è anarchia

Lungo tutto il corso dell’Adda e del Vacchelli tra Spino e Zelo vige il divieto di balneazione. Niente bagno insomma, pena 50 euro di multa. Eppure c’è chi non solo sfugge alla canicola immergendosi, ma addirittura si tuffa dalle scarpate, dalla centrale idroelettrica e anche alle bocche del canale. Una pratica pericolosa, purtroppo in voga tra i minorenni, che con la collaborazione delle forze dell’ordine i Comuni stanno cercando di contrastare.

Proprio d’estate, in agosto, i gerali si riempiono di persone che qui trovano il loro piccolo “mare”, dove passeggiare, stendere il telo per prendere la tintarella, organizzarsi per il pic nic, o anche pescare e fare cross. Il risultato è che gli “spiaggioni” si colorano di salviettoni, di persone di varie provenienze e di idiomi diversi.

Sembra proprio un microcosmo culturale che trova libera rappresentazione in riva al fiume. «Veniamo qua per passare qualche ora in compagnia», assicura Marco, chissà se il nome che ci dice è quello vero. Lui è peruviano e con un amico passeggia a piedi sulla sponda zelasca dell’Adda, all’interno della Riserva del Mortone, inaccessibile ai bagnanti. Almeno in teoria. All’ingresso c’è un sbarra, invalicabile, ma loro l’hanno scavalcata e hanno proseguito a piedi superando la centrale idroelettrica in costruzione. Come fanno alcuni pescatori. Loro italianissimi, ma preferiscono non azzardarsi in dichiarazioni. Altri pescatori si trovano sulla sponda opposta dell’Adda, a Spino, dove invece la pratica è consentita, non trovandosi all’interno della riserva. Qui, la mattina presto ci sono solo loro. «I primi bagnanti – ci dicono – arrivano verso le 10, di più dopo le 11». Qualcuno lo vediamo già alle 9.30 per la verità: è attrezzato con ombrellone, borsa frigo, e si è sistemato su una piccola scarpata con uno spiazzo grande abbastanza per ospitare i teli mare. «Prendiamo il sole», sorridono marito e moglie, anche loro sudamericani, ma ecuadoriani. Non solo il sole: faranno anche il bagno. Non sanno infatti del divieto di balneazione. «Non sapevamo che fosse vietato – dicono -: qui tutti fanno il bagno. Facciamo comunque attenzione, ci rinfreschiamo e poi torniamo subito a riva». I cartelli naturalmente sono ben visibili. E i divieti sono stati opportunamente rimessi in questi giorni, dando massima diffusione tramite dei volantini lungo il corso del fiume e del canale da parte del comune di Zelo e di Spino. D’altronde è evidente che le regole sono davvero poco rispettate, qua e là ci s’imbatte in tante mini discariche.

Proseguendo lungo il Vacchelli, s’incrociano con facilità passeggiano bagnanti con i piedi in ammollo lungo la cascata all’altezza dell’Adda Lido a Bocchi e subito dopo, verso Spino, orde di giovani che si tuffano nel fiume. I più si lanciano da una scarpata tra il Vacchelli e l’Adda simulando le gesta dei campioni olimpici con capriole in aria. A prima vista sono giovanissimi, quasi sicuramente minorenni. Sempre sul Vacchelli c’è chi si è attrezzato con una camera d’aria e guada il canale spaparanzato sulla sua originale imbarcazione. Sono tutti comportamenti vietati, che possono costare una sanzione, ma soprattutto possono essere pericolosi per chi ne è protagonista. E lo sanno gli stessi autori che hanno letto delle morti sul fiume per un bagno non autorizzato. Ma tutti assicurano che presteranno attenzione. Sicuramente stanno attenti a non farsi “pizzicare” dalle polizie locali di Spino e Zelo (siglata una convenzione per il pattugliamento congiunto del fiume), delle Guardie ecologiche volontarie del Parco e dei carabinieri che proprio a scopo preventivo hanno intensificato i controlli. Ma è difficile pescare qualcuno in fallo. Più facile invece sanzionare i frequentatori dell’Adda che accendono falò (sono proibiti i fuochi a terra) lungo il fiume per le grigliate oppure chi entra nei sentieri con veicoli a motore o per praticare motocross. In questo caso nascondersi è quasi impossibile.

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