Tolleranza zero alla Festa dell’uva

Troppi ubriachi, giro di vite a S. Colombano

Tolleranza zero contro il bere facile alla “Festa dell’uva”, prevista per il prossimo 25 settembre: il banco delle degustazioni del San Colombano doc non deve diventare una caotica osteria all’aperto, ma segnare il momento di scoperta dei prodotti collinari. Amministrazione comunale e Consorzio volontario San Colombano doc stanno mettendo a punto una strategia mirata a preservare la festa come momento di qualità e non come deriva alcolica dei clienti più esagitati e meno interessanti per i produttori.

Tra le iniziative che saranno intraprese c’è sicuramente una variazione nella modalità delle degustazioni: dopo anni di assaggi liberi, da alcune stagioni ormai si paga una certa somma che dà diritto al bicchiere da portare al collo e a un certo numero di degustazioni, cinque euro per cinque assaggi. Anche se i produttori non hanno ancora preso l’ultima decisione, si dovrebbe andare verso un rapporto meno favorevole al bere, per esempio sei euro per quattro assaggi. Inoltre, la vendita degli scatoloni di vino, che le compagnie di giovani acquistano e consumano in loco, dovrebbe essere consentita fino a una certa ora, forse le 18, per scoraggiare almeno il consumo nelle ore più tarde quando i visitatori si rimettono in auto per tornare a casa. Infine, sono stati presi contatti con il comando dei carabinieri di San Donato perché sia assicurata una maggior presenza di militari sia nell’area di degustazione dei vini sia in generale a San Colombano il giorno della festa dell’uva.

«Stiamo cercando di definire un percorso per arrivare a salvaguardare l’aspetto positivo della festa, venire qui, assaggiare i vini, conoscere i nostri prodotti e comprare - dice l’assessore all’agricoltura Davide Panzetti -. Qui come in tutte le altre feste dove sono previste degustazioni libere o quasi, negli ultimi anni abbiamo assistito a una degenerazione della festa, con i giovani soprattutto che bevono fino a stordirsi. Finora ci è sempre andata bene e non abbiamo avuto incidenti, ma non possiamo trasformare la festa che deve promuovere il vino in un momento di caos in stile osteria, pensando poi anche ai problemi di sicurezza che questo comporta. Non è facile, altrove hanno addirittura chiuso le feste. Noi vogliamo trovare una soluzione meno drastica e sono contento che anche i produttori la pensano come l’amministrazione, volendo puntare sui clienti veri e non su chi viene solo un giorno a bere e poi non compra più». Quest’anno peraltro le novità non mancheranno: a causa del cantiere nel castello, l’area dei vini sarà nel campo in alto del maniero, dislocazione migliore in termini logistici con il passaggio anche su via Emilio Azzi. E il Consorzio doc punta a ripristinare due tradizioni perse da decenni: la Paglia, dove un tempo si serviva il vino sfuso, e la pigiatura dell’uva con i piedi.

Andrea Bagatta

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