Subito scarcerati dopo il raid in casa

Pena sospesa per i tre albanesi accusati di aver rubato in un appartamento del centro di Tavazzano la sera del 7 maggio scorso. E così sono usciti liberi dal tribunale, compreso l’unico per il quale era rimasta la custodia cautelare in carcere perché risultavano a suo carico precedenti di polizia.

I tre erano stati arrestati dai carabinieri di Tavazzano e del Radiomobile di Lodi grazie anche ad alcuni vicini che, notati movimenti sospetti attorno a un appartamento di via Grossi, erano stati in grado di segnalare al “112” i movimenti dei tre sospettati. Ad incastrarli, poi, il fatto che, quando erano stati rintracciati a piedi a circa 500 metri dal luogo del furto, addosso a uno di loro vi fosse un paio di occhiali da sole marca Vogue da 200 euro che la proprietaria della casa svaligiata aveva riconosciuto come i propri. Inoltre, a terra poco distante, c’era un cacciavite lungo 34 centimetri, idoneo, nelle mani di uno specialista, per forzare porte e finestre.

La vittima del furto, una 40enne originaria di Vizzolo, si era già ritrovata con la casa svaligiata pochi mesi prima. Per questo, al momento della nuova incursione, non c’era praticamente più nulla da rubare.

Secondo quanto ricostruito dalle forze dell’ordine, il furto sarebbe stato messo a segno attorno alle 20.30: una persona sarebbe stata notata aggirarsi davanti a una palazzina, a fare da “palo”, mentre altre due, dopo aver scavalcato la recinzione, sarebbero entrate arrampicandosi su un pluviale, e da qui sarebbero entrate nell’appartamento forzando un infisso.

Un vicino che aveva notato i tre sconosciuti allontanarsi li ha poi seguiti, a una certa distanza, tenendosi in contatto con i carabinieri con il telefonino.

Tutti e tre i fermati non risultavano aver riportato condanne penali in Italia, fino a ieri, due hanno una residenza solo in Albania mentre un terzo ha fornito un domicilio in provincia di Milano. Si sono però professati innocenti e hanno chiesto di venire giudicati con rito ordinario. Così sia i carabinieri che li hanno arrestati sia la vittima del furto, sia il vicino che ha agevolato l’individuazione dei sospettati sono stati citati davanti al giudice per raccontare quanto avvenuto in quella serata. L’uomo il cui contributo all’arresto è stato decisivo, in particolare, ha chiesto di essere sentito dietro un paravento, temendo che i tre albanesi potessero riconoscerlo. Per un attimo i loro sguardi si sono comunque incrociati. H.E., 22 anni, l’unico già ben noto alle forze dell’ordine prima di questo episodio, M.S., di 30, e K.P., di 25, sono stati quindi condannati a un anno e mezzo di reclusione per furto aggravato dalla violenza sulle cose, dall’aver agito in almeno tre persone e dall’aver agito in circostanze tali da ostacolare la difesa (con il favore dell’oscurità). Non si è invece accertato come fossero giunti a Tavazzano, se con mezzi pubblici oppure con un’auto che non è stata individuata e che, in ipotesi, poteva essere guidata da un complice, oppure parcheggiata lontano. Dopo l’udienza di convalida erano stati tenuti tutti in carcere, poi, dopo le prime due liberazioni, ieri è arrivata anche la terza.

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