Si indaga sulla discarica di Cavenago

La procura della Repubblica di Lodi ha aperto un fascicolo d’inchiesta sulla discarica di Cavenago d’Adda, la collina artificiale che aveva cominciato a crescere negli anni Ottanta a Soltarico e che a oggi ha raccolto più di un milione e mezzo di tonnellate di rifiuti. Già nelle scorse settimane erano state sentite diverse “persone informate sui fatti”, compreso almeno un politico, e ora arriva la conferma che sono stati acquisiti numerosi documenti presso gli enti locali e che si starebbero valutando ipotesi di reato. Uno degli aspetti che la procura sta considerando con maggiore attenzione sono le differenti conclusioni cui sono giunte la relazione che era stata commissionata dalla Provincia di Lodi al Politecnico di Milano e quella, indipendente, realizzata da un geologo lodigiano per conto del Comitato “no ampliamento discarica”: la prima sostiene che l’area su cui insiste l’impianto, a poche decine di metri dalla scarpata morfologica dell’Adda, ha una “portanza” sufficiente per sopportare il peso di un ulteriore ampliamento, l’esperto Andrea Anelli invece ha evidenziato una serie di potenziali problemi e ha contestato il metodo di analisi del Politecnico. Un altro aspetto che attende una risposta definitiva, almeno sotto il profilo tecnico, è quello del lago che si è creato in un campo adiacente alla discarica, come se l’enorme peso della montagna artificiale avesse “strizzato” la falda acquifera sottostante. L’ultima querela (contro ignoti) depositata dal Comitato presso il procuratore di Lodi Vincenzo Russo è della fine di gennaio, e nel testo si faceva riferimento anche alla vicinanza della Lanca di Soltarico (sito naturalistico di interesse comunitario) piuttosto che a interventi di mitigazione ambientale che , a detta del Comitato, non appaiono realizzati. «Stiamo verificando l’intera vicenda - si limita a confermare il procuratore - ovviamente in questi momenti non è possibile dire nulla».La discarica, per la quale era stata creata appositamente la società Ecoadda, è storicamente partecipata - in ultimo al 20 per cento - anche dalla Provincia di Lodi e da diversi Comuni, attraverso il gruppo Eal. La maggioranza invece è da molti anni della Waste Italia dei fratelli Colucci, gruppo tra i più importanti d’Italia nel settore dei rifiuti, coinvolto recentemente nell’inchiesta milanese sulla bonifica dell’ex Sisas di Pioltello - Rodano. All’inizio del marzo scorso la Provincia di Lodi, commissariata, ha firmato il decreto di autorizzazione integrata ambientale all’ulteriore ampliamento della discarica, con un innalzamento di 2 metri e mezzo, fino a quota 25 metri, al ritmo di 20mila tonnellate l’anno. Autorizzato anche un nuovo impianto: per il lavaggio delle “terre da spazzamento” stradale, il materiale il cui improprio smaltimento in passato a Orio Litta era stato al centro del secondo filone della Rifiutopoli lodigiana.L’Arpa di Lodi, negli anni, aveva formalizzato decine di pagine di osservazioni riguardo alla gestione della discarica, ma nonostante reiterate richieste la Provincia, che le aveva ricevute in copia, finora non le ha fornite alla stampa.

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