Scarico fuorilegge, scatta il sequestro

Schiuma bianca, dentro il Lambro, dallo scarico “fuorilegge”. Ma la polizia provinciale scopre tutto, e per i responsabili scatta la denuncia. È quanto avvenuto ieri a Sant’Angelo Lodigiano, in località Maiano, dove gli agenti di palazzo San Cristoforo hanno scoperto uno scarico di acque reflue industriali in pubblica fognatura, di proprietà di un’azienda sprovvista della necessaria autorizzazione. Un’azienda del posto, una lavanderia a secco, alla quale la polizia provinciale è risalita in brevissimo tempo, poco dopo aver ricevuto la segnalazione sull’ennesimo “sfregio” alle acque del Lambro: uno sfregio che, in attesa degli accertamenti del caso, costerà alla proprietà della lavanderia una denuncia penale.

Il blitz della polizia provinciale è scattato attorno all’ora di pranzo. A indirizzarli sulla pista giusta, la segnalazione di una guardia ecologica volontaria, in perlustrazione nella zona artigianale di Maiano, in prossimità del ponte sul fiume Lambro. Dalle acque del più martoriato tra i corsi d’acqua lodigiani, era affiorata della schiuma bianca, decisamente sospetta: quanto sufficiente per allertare gli agenti di palazzo San Cristoforo, che giunti in forze a Sant’Angelo hanno subito cominciato a battere l’area. A raggiungerli, dopo poco, anche gli uomini di Sal, la Società acqua lodigiana, vicino al cui depuratore è spuntato lo scarico fuorilegge. Perché di schiuma, nel Lambro, non ne era rimasta molta, ma abbastanza per indirizzare i “segugi” della polizia provinciale sulla pista giusta. Trovato lo scarico, infatti, agli agenti è bastato poco per risalire a chi appartenesse; la lavanderia a secco, appunto, nei confronti della quale sono stati subito avviati i provvedimenti del caso. Lo scarico è stato posto sotto sequestro, anche perché, controllata la documentazione del caso, la polizia provinciale ha scoperto come l’azienda fosse priva dell’autorizzazione necessaria.

Gli agenti stanno cercando ora di capire per quanto tempo la lavanderia abbia operato in questa maniera; ciò per appurare se, attraverso la sua ormai radicata attività, l’impresa abbia sversato altre volte indebitamente le proprie acque reflue nel “grande malato” dei fiumi lodigiani, dove al netto di disastri epocali come quello del deposito di Villasanta, nell’inverno di due anni fa, l’inquinamento resta una minaccia quotidiana.

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