SANT’ANGELO L’imprenditore proprietario di cascina Belfuggito è bandito da Ryanair, ma adesso si rivolge all’avvocato

Un diverbio con uno steward gli è costato un passaggio nel posto di polizia dell’aeroporto, quindi la comunicazione della compagnia aerea

Il suo nome, nella cronache locali, è salito alla ribalta di riflesso finora, legato alla proprietà di parte della cascina Belfuggito, complesso rurale alle porte di Sant’Angelo Lodigiano più volte teatro di occupazioni abusive.

Oggi però Belfuggito non c’entra e l’imprenditore 59enne Carlo Chiaravalloti finisce al centro di una guerra, legale s’intende, contro il colosso dei voli low cost Ryanair, dopo essere stato bandito, e inserito nella black list, dalla compagnia - con cui ha effettuato oltre 200 voli - in seguito a un diverbio con uno steward.

Tutto è nato lo scorso 21 marzo, quando è partito dall’aeroporto bergamasco di Orio al Serio per raggiungere Timisoara, in Romania, dove ha una delle sedi la New Construction, di cui è titolare, mentre l’altra è a Buccinasco.

Un volo abituale per Chiaravalloti, che fa quella tratta con la stessa compagnia ogni 15 giorni e che, nell’ultimo viaggio di marzo, si è appisolato per poi svegliarsi con un bisogno impellente di usare il bagno, mentre il velivolo era già nella fase di atterraggio. Quando, cioè, è previsto l’obbligo di rimanere seduti e con la cinture allacciate per ragioni di sicurezza. Ne è un confronto brusco con lo steward, a cui l’imprenditore ha provato a spiegare le sue necessità, determinate anche dall’assunzioni di farmaci per la pressione con effetto diuretico, ma a quel punto gli è anche scappata una parola di troppo, un insulto rivolto allo steward, che gli ha permesso comunque di andare al bagno, ma in fondo all’aereo.

Una volta a terra, però, l’uomo è stato scortato al posto di polizia in aeroporto e si è visto poi recapitare una mail dalla compagnia con cui veniva informato che non sarebbe più potuto salire a bordo dei loro aerei.

Chiaravalloti ha deciso però di non lasciar cadere la cosa e di rivolgersi a un avvocato, per inoltrare alla compagnia un avvertimento legale, mentre la figlia Carmen ha deciso di scrivere una lettera aperta, con cui denuncia come il padre «sia stato bandito e trattato a dir poco riprovevole per un’esigenza fisica». La donna denuncia poi i danni di immagine e la violazione della privacy a cui è stato costretto l’uomo, che ha dovuto parlare di problemi relativi alla sua sfera personale. «Le regole vanno sempre adeguate alla situazione e al contesto: se questo divieto fosse stato irrevocabile, per quale motivo mandarlo ai servizi in coda all’aeromobile? E se comunque poi è stato autorizzato, perché far intervenire le forze dell’ordine? Quale pericolo stavano correndo i passeggeri con a bordo un uomo che doveva solo andare in bagno? Nessuno, ma mio padre è stato sottoposto a una gogna pubblica e umiliato, calpestando la sua privacy e la sua immagine». Una lettera aperta con l’auspicio che «queste parole possano portare ad una riflessione».

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