San Colombano, il luogotenente Ferrante lascia dopo 22 anni di servizio nella comunità

Giovedì l’ultimo giorno di lavoro per il comandante dei carabinieri

Dopo 22 anni di servizio a San Colombano, domani è l’ultimo giorno di lavoro per Alessandro Ferrante, il comandante della stazione dei carabinieri, in collina dal 1999. Sarà un compleanno particolare domani per il luogotenente: compie 60 anni, 41 dei quali trascorsi con addosso una divisa. Divisa che si toglierà domani per andare in pensione.

Originario della Calabria, Ferrante si arruolò giovanissimo il 5 ottobre 1980 e la sua prima destinazione fu Bari, dove si trattenne per 8 anni. Diventato sottufficiale, dal giugno del 1990 fino a tutto il 1997 lavorò in vari reparti in Sicilia, soprattutto nel Messinese e nel Catanese.

Nel 1997 la nuova destinazione fu Milano, ma due anni dopo ricevette l’incarico di comandante della stazione di San Colombano. E da lì inizia un’altra carriera, un’altra vita, lunga metà degli anni totali di servizio, anzi qualcosa di più. A San Colombano ha visto passare tanti sindaci, e diverse generazioni di banini si sono rivolte a lui.

Ci ha messo un po’ a entrare nel cuore della gente, lui e il suo accento, che dopo più di 20 anni ha ancora il sapore del Sud. Con il suo aspetto impeccabile in divisa, il portamento da militare, l’attenzione ai dettagli formali, forse incuteva un po’ di timore reverenziale. Ma Alessandro Ferrante ha incarnato davvero la figura del carabiniere, e del comandante di stazione, così come lo si immagina.

La sua porta è sempre stata aperta per le denunce, le segnalazioni, le lamentele, e per tutti ha sempre dispensato un consiglio, che si trattasse di una lite per galline da risolvere con una stretta di mano o un reato grave da denunciare subito.

Nella sua lunga carriera ha vissuto tutti i momenti della stazione di San Colombano, gli anni difficili con pochissimo personale e tanti reati contro il patrimonio, gli anni più tranquilli, magari in uno dei rari momenti di organico più folto; ha avuto alle sue dipendenze ragazzi che lo hanno seguito di più, altri che lo hanno seguito di meno. Ha vissuto tutta la complessità di una stazione come quella di San Colombano, una per un paese, un’anomalia che a volte è un pregio, altre un peso. Così come il doppio binario, la procura a Lodi e la compagnia a San Donato.

Sotto il suo comando ha visto cambiare pelle alla Sagra dell’uva, fino ai maxi-raduni, una delle preoccupazioni più grandi. Sotto il suo comando ha avuto a che fare con omicidi e gialli misteriosi, con persone disperse, persino con indagini sul terrorismo internazionale.

Lui ha sempre svolto il suo ruolo di comandante, a supporto degli specialisti, da conoscitore del territorio. Con i suoi ultimi ragazzi ha fatto un gran lavoro contro lo spaccio in collina e per ridurre il consumo tra i minorenni, con la repressione ma anche con tanti incontri nelle scuole, operazioni che hanno valso alla stazione una benemerenza del Comune. Il tutto senza mancare mai al suo ruolo istituzionale e alla collaborazione con le altre istituzioni locali.

Le attività sono state tante, come gli anni di servizio a San Colombano. Gli anni di servizio per San Colombano.

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