San Colombano, al Comune non arrivano più i fondi Covid «ma le famiglie ne hanno bisogno»

Il Borgo Insigne in provincia di Milano si era fatto “aggregare” per l’occasione al Lodigiano “prima zona rossa”

Quasi 180mila euro in due anni a vantaggio delle famiglie per affrontare l’emergenza sociale innescata dalla pandemia. Il Comune di San Colombano con i fondi Covid della prima zona rossa ha sostenuto più di 200 nuclei familiari, ma ora è allarme: «Quelle risorse straordinarie non ci sono più, ma gran parte dei bisogni emersi con il Covid sono rimasti. All’orizzonte una situazione difficile». Il biennio 2020 e 2021 ha visto l’impegno del Comune a vantaggio di 210 famiglie di San Colombano entrate in crisi socio-economica a causa della pandemia. I fondi eccezionali sono arrivati con i 500mila euro riconosciuti come prima zona rossa, grazie all’equiparazione ottenuta da San Colombano ai comuni della provincia di Lodi grazie a un emendamento dell’allora deputato leghista Guido Guidesi, poi dimessosi per ricoprire il ruolo di assessore allo Sviluppo economico di Regione Lombardia.

Di quei fondi, l’assessorato ai Servizi Sociali ha erogato 179mila 726,80 euro, di cui 88mila circa per buoni alimentari, 29mila 600 per aiuti sulle spese di affitto e altri 28mila per il sostegno all’affitto insieme all’Ufficio di Piano, 10mila 800 per le compensazioni sulla tassa rifiuti, 12mila per la copertura della mensa scolastica, 1.200 per il trasporto scolastico, 29mila euro come contributo straordinario extra per le situazioni di estremo bisogno, 9mila euro per coprire i costi delle utenze domestiche. In media, ogni nucleo familiare ha ricevuto contributi diretti o indiretti per 673 euro.

«È stato un impegno eccezionale, reso possibile dalle risorse extra che abbiamo ricevuto grazie a Guidesi come comune della prima zona rossa – spiega l’assessore ai Servizi sociali Giuseppina Gazzola -. Credo che davvero abbiamo fatto fronte a tutti i bisogni. E tuttavia ora si apre un problema di non poco conto, perché quelle risorse eccezionali non ci sono più, ma al tempo stesso i problemi innescati dalla crisi non si sono risolti, e molte di quelle famiglie si trovano ancora in una condizione disagiata».

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