S. Colombano, ucciso durante una lite

È morto rantolando tra le braccia della moglie, ucciso con una beola da giardino e forse malmenato un attimo prima con un bastone. Una tragica fine quella di Emil Dorvos, 41 anni ancora da compiere, manovale di origine romena regolare in Italia, vittima della violenza di alcuni connazionali scatenatasi nel porticato della sua abitazione dove viveva in affitto, in una corte in via Coste Grossi a San Colombano.

Indagato il branco, composto da otto stranieri, che nella notte tra domenica e lunedì, sono andati a fare visita alla famiglia. Solo tre di loro però avrebbero accerchiato il muratore, fino ad infliggergli per mano del carnefice del gruppo, il colpo fatale scagliandogli la lastra di cemento in pieno volto. Il movente di questo assassinio è ancora da accertare, ma stando ad una prima ricostruzione dei fatti potrebbe essere la drammatica conseguenza di vecchi screzi con alcuni rom che bazzicavano in una cascina abbandonata dietro la corte, denunciati più volte dal romeno, che per questo motivo era già stato picchiato e minacciato di morte insieme al figlio minorenne. I carabinieri della compagnia di San Donato guidati dal maggiore Giuliano Gerbo e gli uomini della stazione di San Colombano sono già riusciti a fermare dieci persone, sospettate di aver preso parte a quella che potrebbe configurarsi come una missione punitiva nella più severa delle ipotesi investigative. Per tutta la giornata, fino a tarda notte, sono stati messi sotto torchio. E non è detto che già oggi (martedì) ci possano essere i primi arresti. La visita dei romeni sarebbe da attribuire a delle ruggini con alcuni rom, che però non erano presenti domenica sera. A quanto pare il gruppo era composto da loro amici ma anche da conoscenti di Dorvos. È probabile che dovessero fare da ambasciatori di pace; tre di loro sarebbero entrati in casa per sanare le precedenti questioni aperte. Ed in effetti sono stati accolti nell’abitazione, che si trova in una grande corte chiusa dove ci sono altri appartamenti e vivono altre due famiglie, che hanno visto arrivare otto stranieri, a bordo di un furgone bianco e di una Ford Focus. Con alcuni di loro i coniugi sono rimasti in casa per un po’ di tempo. Sul tavolo una fetta di torta, qualche bottiglia di acqua e bibite varie; nessun alcolico. Eppure in mezzo al gruppo, dalle prime testimonianze, pare che qualcuno fosse invece ubriaco. Sembrava però che tutto fosse finito bene e il gruppetto pronto a lasciare San Colombano, quando nell’aia è scoppiata una violenta lite tra tre-quattro romeni e il manovale. E tutto per futili motivi, innescati da quella che potrebbe essere stata una provocazione. Il manovale avrebbe chiesto a uno dei visitatori di avere gratis un’antenna satellitare parabolica sul tetto di casa, in modo da far rientrare le denunce fatte. La reazione è stata però rabbiosa: «Io non sono il tuo schiavo», gli avrebbe risposto il suo interlocutore. E mentre gli altri erano già saliti in macchina per andare via, i due sono venuti alle mani, con altre persone intorno, che bisognerà chiarire se hanno o no partecipato all’aggressione armata forse di bastone e sicuramente di una pesante beola. Uno dei romeni, in un impeto di rabbia, ha infatti sollevato una delle lastre di cemento del porticato e l’ha buttata addosso alla vittima, spezzandogliela sul volto. Dorvos è stramazzato al suolo, mentre i suoi assalitori sono scappati via. A questo punto è stata una signora, vicina di casa, che ha chiamato i carabinieri e i soccorsi ma le lesioni sono state immediatamente giudicate gravissime, tanto che anche il pronto intervento del 118 non è riuscito a salvare la vita del manovale nonostante i tentativi di rianimazione sotto gli occhi della mamma. È arrivato anche il proprietario della casa che ha visto a terra, in stato di semi incoscienza l’inquilino, che rantolava mentre i medici gli praticavano il massaggio cardiaco; accanto all’equipaggio la piastrella insanguinata e il bastone. Mezz’ora dopo è stato dichiarato il suo decesso e il manovale romeno è stato portato all’obitorio dell’ospedale maggiore di Lodi per l’autopsia disposta dalla dottoressa Delia Anibaldi, pubblico ministero che sta coordinando le indagini. I carabinieri hanno immediatamente setacciato tutte le cascine della Bassa fra Chignolo Po, Miradolo Terme e le varie frazioni per rintracciare i romeni che vivono sparsi per il territorio, nella vicina provincia di Pavia, conosciuti dalla vittima. E tempestivamente hanno fermato una decina di persone, grazie alla collaborazione della moglie del manovale ucciso. Messi sotto torchio dai militari, gli uomini portati in caserma hanno dovuto fornire chiarimenti sulla loro posizione. Non tutte le dichiarazioni raccolte sono però state considerate credibili, anzi alcune di queste hanno mostrato notevoli lacune. Tra loro la moglie di Dorvos avrebbe già riconosciuto alcuni degli aggressori: le prossime ore saranno dunque decisive per una svolta nelle indagini.

Si è conclusa tragicamente la lite tra un muratore 40enne di origine romena e un gruppo di connazionali. Emil Dorvos è morto davanti agli occhi della moglie, che avrebbe già riconosciuto alcuni degli aggressori

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