Rifiuti pericolosi e stoccaggio gas, le sconfitte del territorio

Raccolte firme, assemblee pubbliche, manifestazioni e cortei. E ancora interrogazioni consiliari, regionali, parlamentari, di ogni colore politico. Fiumi di parole per dire che i progetti per l’impianto per il trattamento di rifiuti speciali e pericolosi, firmato da BioLine Chemicals a Tavazzano, nell’area ex Solvay, e per il deposito di stoccaggio da 2,2 miliardi di metri cubi di gas, autorizzato a Ital Gas Storage srl a Cornegliano, non dovevano diventare realtà. Al momento, però, la storia racconta di una politica afona e di cittadini inascoltati, su entrambe le partite. A Tavazzano, l’impianto per la produzione di sali di alluminio in soluzione, a partire da rifiuti industriali contenenti idrossido di alluminio - derivanti da depuratori di aziende che effettuano trattamenti con alluminio, industrie chimiche e farmaceutiche - è in attività dal novembre 2015. Poco dopo la notifica dell’Aia, Autorizzazione integrata ambientale, da parte della Provincia di Lodi. Una volta ottenuto il via libera provinciale, sostanzialmente la BioLine Chemicals ha acceso i motori, perché l’impianto - mentre la politica si confrontava e spesso si scontrava, mentre i cittadini si riunivano in assemblee, raccoglievano 1300 firme di opposizione - era già stato interamente realizzato nell’anno e mezzo precedente. Sostanzialmente assumendo il rischio di impresa, e investendo anche senza avere in tasca, non ancora almeno, il via libera. «Nella vicenda BioLine, la politica ha avuto atteggiamenti che inizialmente non sono stati fermi e decisi - argomenta Giuseppe Stroppa per il Comitato dei Cittadini di Tavazzano - : se avesse detto «no» da subito, ragionando sull’opportunità dell’insediamento di un’azienda chimica in un sito a rischio, non saremmo arrivati a questo punto. La politica in questo caso ha detto prima sì, poi è rimasta a margine, poi si è attivata per delle consulenze legali, ma solo dietro una grande pressione da parte dell’opinione pubblica. Il procedimento però era già indirizzato in questo modo, senza ricadute positive per il territorio, dato che secondo i bilanci si parla di nuova occupazione per 5 unità, e inserito in un contesto di cui si peggiora il saldo ambientale». Che la storia avrebbe potuto essere diversa, con una decisa e ferma opposizione della politica nell’immediato sorgere dei progetti, è opinione condivisa anche da Roberto Biagini, presidente del Comitato Ambiente e Salute nel Lodigiano, che lotta contro lo stoccaggio di Cornegliano. A partire dalla considerazione che la concessione per l’impianto - per cui si sono aperti già i cantieri per le opere civili - è del 2011 e che le prime «evidenze scientifiche sulla pericolosità di impianti di questo tipo sono del 2008 - spiega - : elementi che avrebbero dovuto essere noti agli addetti ai lavori, politici compresi». Secondo Biagini, però, per lo stoccaggio il tempo ancora c’è. «Di ineluttabile c’è solo la morte - argomenta ancora - : se è vero che è pericoloso, se è vero che i cittadini e la politica non lo vogliono, va fermato, perché questo esito è inaccettabile. Stiamo parlando di salute e sicurezza, diritti basilari dei cittadini, e si dice che è troppo tardi? Bisogna salire sui pullman, andare a Roma, bussare alle porte del governo, puntare i piedi e chiedere che questa autorizzazione sia revocata».

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