«Ricky, un bravissimo ragazzo, generoso ed educato»

Il ricordo del giovane deceduto dopo il malore in classe al Pandini di Sant’Angelo nelle parole del cugino Alessandro

Cristina Vercellone

«Con lui parlavamo di tutto». Erano inseparabili Riccardo, il 16 enne deceduto dopo l’arresto cardiaco al Pandini, ricoverato in terapia intensiva a San Donato, e suo cugino Alessandro. Erano cresciuti insieme, entrambi di Landriano, nella stessa compagnia e con la stessa passione per lo sport. «Era un ragazzo disponibile - dice Alessandro -, dava sempre una mano a tutti, con lui si parlava di qualsiasi cosa. Uscivamo in compagnia, insieme. Fin da piccoli abbiamo vissuto vicini». Ricky era un ragazzo sportivo: aveva giocato a tennis, a padel, a pallacanestro e a calcio. Ed era, soprattutto, un tifoso sfegatato della Juventus. «Io e lui - racconta Alessandro - parlavamo sempre di sport». Anche Andrea è affranto: «Giocavamo a tennis insieme il giovedì». «L’avevamo soprannominato Ciucus ad una cena quando eravamo piccoli io e mio papà - ricorda il cugino - per prenderlo in giro per la scuola. Eravamo in prima elementare. Per gioco dicevamo che era un ciuco, quella sera, così Ciucus, poi, è rimasto come appellativo» ed è diventato anche il nick name del suo profilo Instagram. «Ricky era un ragazzo generoso, educato, bravissimo». «Non l’ho mai visto infuriato - aggiunge Simona -, era sempre solare, disponibile. Questo è il ricordo principale che ho di lui». «Non aveva mai avuto nulla, faceva tutte le visite che fanno i ragazzi che praticano sport - racconta l’inseparabile zia Anna -, non era mai apparso alcun segno di malattia». È una malattia rara la sindrome di Alcapa. Di solito viene scoperta quando si è piccolini, ma se non ci sono sintomi i medici, ovviamente, non possono fare indagini per escluderla: gli esami, tra l’altro, sono invasivi. E nel caso di Ricky, purtroppo, la patologia si è scoperta solo in seguito al malore. «In ospedale sono stati tutti bravissimi, erano umanamente coinvolti - racconta la zia -, una cosa così tocca tutti; sono stati tutti molto bravi, sia al pronto soccorso di Lodi che a San Donato». Al policlinico di San Donato Ricky è stato sottoposto a due interventi, uno al cuore e poi il secondo per l’amputazione degli arti inferiori, a causa delle complicanze che sono subentrate. Nonostante tutti i tentativi fati per salvargli la vita, Ricky non ce l’ha fatta.

«Alessandro, mio figlio - dice la zia - è l’unico cugino di Ricky, qua in Italia, gli altri sono in Brasile, il mio paese. Alessandro e Riccardo sono cresciuti insieme, come fratelli, veniva in vacanza con noi, andavamo in montagna insieme, tutti gli anni, era sempre qui, stava anche qua a dormire. Era un tesoro di ragazzo. Pensi che abbiamo avuto il Covid, io, mio marito e mio figlio; siamo usciti dalla quarantena proprio il giorno in cui Riccardo è stato male; quando eravamo in isolamento, lui ci faceva i biscotti e li lasciava attaccati alla porta perché sapeva che allo zio piacevano tanto. “Ricki devi fare i biscotti”, gli diceva mio marito e lui arrivava, con i dolcetti al burro e altri al cioccolato». “Ciucus” era un buongustaio. «Gli piaceva tanto mangiare e anche cucinare. A noi due piacevano, per esempio, i cetriolini sott’aceto. Allora - dice la zia - veniva da me e li mangiavamo con i pomodori, insieme, io e lui». Tutte le piccole cose, in questi momenti riaffiorano alla mente. A partire da quei pomeriggi e sere a guardare le partite di calcio con lo zio Roberto, soprattutto quando in campo c’era la squadra di Andrea Pirlo. Per ricordare Riccardo, l’idea della scuola ora è di realizzare una targa a suo nome. «Ci sarà anche una donazione - dicono gli amici di Riccardo - a favore dell’associazione che si occupa delle malattie del cuore». La bontà di Ricky si farà sentire anche da lassù.

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