Riapre oggi la caccia al cinghiale

Apre oggi, domenica 1 novembre, la caccia al cinghiale in collina a San Colombano. Sarà caccia programmata, la potranno effettuare solo i cacciatori con abilitazione, circa 25 nell’ambito di San Colombano, e sarà solo con sparo dalle altane oppure “in girata”, cioè con un gruppo chiuso di una dozzina di cacciatori in un’area delimitata della collina. È l’effetto del regolamento di caccia all’ungulato approvato a settembre dalla Città metropolitana di Milano. Il problema dei cinghiali in collina ormai è diventato pressante, e già l’anno scorso il sindaco Pasqualino Belloni aveva concesso l’abbattimento con sparo degli ungulati emettendo un’ordinanza per motivi di sicurezza. Il regolamento della Città metropolitana permette di intervenire senza bisogno di provvedimenti spot da parte dell’amministrazione comunale. I cacciatori banini si sono già preparati con corsi specifici per l’abilitazione alla caccia degli ungulati. La caccia sarà possibile solo dalle altane, le strutture rialzate che permettono di sparare all’animale dall’alto al basso, oppure “in girata”, cioè con un gruppo di una dozzina di cacciatori che battono, con un solo cane, un’area circoscritta.

«La nostra priorità è la sicurezza – dice il presidente dell’ambito di caccia Pier Borella -. Le modalità individuate ci permettono di cacciare in sicurezza. Dall’altana si spara verso il basso, abbiamo già studiato quattro o cinque posizioni in collina. In girata invece saremo in una squadra da 10 o 12 persone, avremo l’appoggio delle guardie volontarie venatorie e anche la disponibilità delle guardie del Wwf per delimitare la zona di battuta, e si potrà sparare solo ai cinghiali. E in entrambi i casi segnaleremo agli altri cacciatori e ai residenti le attività». E proprio per aumentare la sicurezza, non si caccerà a palla con il fucile a canna lisca, ma con proiettile con fucile a canna rigata. «La capacità di penetrazione del proiettile è molto superiore, 900 metri al secondo contro i 300 metri al secondo della palla – spiega Borella -. La scelta del proiettile ci mette al riparo dal rischio deviazioni. Gli ostacoli incontrati sul cammino del colpo sono in grado di deviare la palla in modo anche marcato, mentre questo non avviene con il proiettile». I cacciatori banini saranno pronti a sparare entro una decina di giorni, quando la vegetazione sarà meno fitta e anche i lavori agricoli in collina cominceranno a rallentare. «La nostra iniziativa è per contenere il numero di cinghiali, ma da sola non basta – conclude Borellla -. In particolare c’è bisogno di coordinarsi con le aree di caccia vicine, della provincia di Pavia e di quella di Lodi. Le segnalazioni si moltiplicano in collina e in pianura, la questione va affrontata in modo organico e territoriale».

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