Cronaca / Centro Lodigiano
Lunedì 24 Gennaio 2022
Renato Evaristi, se ne va a 93 anni un pezzo di storia di Borghetto
Il fondatore dell’Auser si è spento venerdì, questa mattina i funerali
Borghetto perde un pezzo della sua storia, che però rimarrà per sempre nella comunità grazie alle video-testimonianze del Piccolo Museo dei Lavori Umili, al terzo piano di palazzo Rho.
È morto venerdì notte Renato Evaristi, fondatore dell’Auser, nel primo nucleo di promotori della Pro loco e creatore del museo di strumenti agricoli e degli altri lavori umili di un tempo. Nel 2018 aveva ricevuto l’encomio da parte dell’amministrazione comunale per i suoi meriti nella comunità. I funerali si svolgono questa mattina alle 11 nella chiesa parrocchiale. In ossequio ai suoi voleri, la famiglia ha chiesto di non inviare fiori, ma devolvere eventuali offerte all’Auser.
Renato Evaristi aveva compiuto da poco i 93 anni, ma fino a poche settimane fa era ancora attivo e molto lucido, fino a un rapido decadimento che lo ha portato al decesso nella notte tra venerdì e sabato. Renato Evaristi è stato davvero uno di quei borghettini che si sono spesi per la sua comunità, in qualunque forma lo abbia potuto fare. È stato storico presidente e fondatore dell’Auser, con il successore Franco Rossi, attuale presidente, che lo ricorda in modo commosso: «Un uomo gentile e cordiale, sempre con il sorriso sulle labbra, ci mancherà tantissimo per il suo entusiasmo e la voglia di essere utile per la nostra comunità. Ciao Renato, l’Auser Borghetto ti ringrazia per quello che hai fatto per la nostra associazione e per il paese, ci mancherà il tuo sorriso». Oltre a essere stato fondatore dell’Auser, fu tra i primissimi volontari della Pro loco, ma il suo amare Borghetto e la comunità andava oltre l’appartenenza o il legame con una o l’altra associazione.
La sua più grande testimonianza, e lascito alla comunità, è sicuramente il Piccolo Museo dei Lavori Umili, la collezione di strumenti rurali e attrezzi dei lavori artigiani umili di un tempo, importante raccolta di una cultura rurale e “povera”. Il museo vide la luce nel 2004 dopo un’opera di raccolta condotta da Renato nel corso di tanti anni, nelle cascine e nelle cantine del Lodigiano, con un’attività di restauro quando necessario e di catalogazione.
«Renato era un borghettino vero, una persona straordinaria - lo ricorda il sindaco Giovanna Gargioni -. Con la sua idea del museo trasmette le tradizioni e le nostre radici a tutti i giovani. E grazie al progetto che abbiamo condotto pochi anni fa, nel museo c’è una raccolta di video in cui è Renato stesso a raccontare a cosa servivano i diversi attrezzi e strumenti. In questo modo continuerà a parlare per sempre alla sua comunità».
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