Rapinatore riconosciuto dal computer

Indagine alla “Csi” della squadra mobile di Lodi

È stata impiegata anche un’avanzata tecnologia di riconoscimento facciale, disponibile presso i laboratori di Milano della polizia scientifica, per identificare i presunti autori della rapina con taglierini alla Banca Popolare di Lodi di Lodi Vecchio, e all'esito delle indagini la squadra mobile della questura di Lodi, guidata da Alessandro Battista, ha ottenuto un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per uno dei sospettati: si tratta di B.F., 22 anni da poco compiuti, residente nel quartiere milanese di Ponte Lambro e già in carcere dal maggio 2011 accusato di aver messo a segno un’altra rapina, l’8 marzo, alla banca Ugf di Voghera. La polizia di Stato di Lodi ha denunciato anche uno dei due presunti complici della rapina di Lodi Vecchio, che era stata messa a segno il 5 gennaio 2011: si tratta di B.M., 26 anni, anche lui residente a Ponte Lambro. Il lavoro ora prosegue per accertare l'eventuale coinvolgimento di un terzo sospettato.

L'assalto alla filiale ludevegina della banca di Lodi era avvenuto attorno alle 9 del mattino, ed erano entrati in banca due giovani a volto scoperto, entrambi armati di taglierino, mentre un terzo sembra fosse rimasto all’esterno della banca, davanti alla bussola, forse per dare l'allarme qualora arrivassero le forze dell'ordine. Nell'agenzia in quel momento c’erano cinque persone, tra dipendenti e clienti, e una donna, per lo spavento, aveva accusato un malore, dopo essersi ritrovata con la lama di uno dei taglierini puntata alla gola. Era stata di fatto usata come ostaggio mentre ai cassieri veniva intimato di riempire di denaro una borsa che i rapinatori avevano portato con sé.

L’agitazione di quei momenti aveva però reso difficile il classico riconoscimento attraverso le foto segnaletiche. E così, dopo una serie di indicazioni convergenti arrivate dai diversi testimoni, i filmati delle telecamere interne alla banca sono stati inviati a Milano per una comparazione antropometrica e fotofisiognomica. Si è usato un software simile a quelli sempre più diffusi anche per la sorveglianza antiterrorismo.

E l’indagato che con spavalderia è entrato in banca senza mascherarsi sapeva che la tecnologia non è amica dei malviventi: per questo, aveva spento il suo telefonino nelle due ore che secondo gli inquirenti sono state necessarie per preparare e mettere a segno la rapina. L’apparecchio risulta infatti riacceso tempo dopo a Milano, si sospetta per evitare di lasciare nei tabulati traccia degli spostamenti. In mattinata, di buon’ora, il 22enne ora sottoposto a custodia cautelare in carcere e l'altro indagato, presunto complice, si erano anche telefonati. Tutti elementi che hanno portato il pm di Lodi Giampaolo Melchionna a chiedere al gip e ottenere la misura cautelare. Dato il tempo passato non c’è più alcuna traccia del bottino mentre, dopo l'identificazione dei due, si sta valutando anche l’ipotesi di un loro coinvolgimento in rapine - lampo simili, soprattutto dopo che le indagini della questura di Pavia avevano già raccolto elementi a carico di uno dei due per la rapina di Voghera.

Carlo Catena

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