Profughi a Pieve: «Nessuna accoglienza, solo business»

Undici persone in tutto, in una villetta con un solo bagno e in cui sono accolti anche due bambini. Scoppia un nuovo caso profughi nella provincia di Lodi, a Pieve, teatro di un progetto di accoglienza da poco meno di una settimana in una villetta di via Papa Giovanni XXIII. Bocciato in modo netto dal sindaco Stefano Guerciotti, che parla di «alloggio non idoneo, assenza di controlli e assistenza inadeguata». E lancia accuse durissime nei confronti della prefettura, dopo il sopralluogo congiunto con Asl di ieri mattina nell’immobile e la fotografia scattata a un bimbo lasciato solo e a terra, su un giaciglio. «Questo è business, non è accoglienza - ha detto - : non c’è dignità umana in quanto abbiamo visto. Da persone di coscienza quali siamo, non possiamo né intendiamo renderci complici di una situazione del genere». Riassunta in uno scatto crudo, che abbiamo deciso di pubblicare per documentare le condizioni dei profughi accolti in paese e rendere tangibile la denuncia del primo cittadino. Le tensioni sul progetto di accoglienza erano nate anche prima dell’arrivo dei migranti, dato che il sindaco aveva chiesto delucidazioni alla prefettura, in merito alla possibilità che il paese potesse essere considerato adatto a ricevere profughi, e aveva ricevuto risposta negativa. Una posizione poi modificata con una telefonata, in cui si comunicava, da lì a due ore, l’arrivo dei profughi nella villetta di via Papa Giovanni XXIII. «Una villetta che non è adeguata per contenere 11 persone e dove sono diverse le irregolarità che emergono a prima vista, dalla presenza di un solo bagno agibile al piano cucina sprovvisto di termocoppia e canna, solo per citarne alcune - spiega il sindaco - . Ad aggravare le cose, la presenza di due distinti soggetti giuridici, dal momento che la cooperativa aggiudicataria del bando non è la stessa che si è presentata a gestire l’accoglienza, a lasciare intendere che quanto meno si tratta di una situazione di subappalto e subaffitto che, a nostro avviso, sarebbe già motivo sufficiente per invalidare il bando». Dall’amministrazione anche qualche conteggio sugli introiti previsti dal progetto («per 11 persone, in un periodo di trenta giorni, si arriva a una cifra di 11.550, da cui detratto l’affitto, dovrebbero restare circa 10 mila euro per gestire accoglienza e integrazione, di cui però crediamo che solo una percentuale esigua sia destinata a questi scopi») e la richiesta di annullamento del progetto o di un suo ridimensionamento. «Come amministrazione non possiamo accettare di trovare un bambino di pochi mesi lasciato solo a terra, né un’anziana non assistita con la febbre - chiude il sindaco - : è evidente che le condizioni di assistenza sono disattese. Non intendiamo tollerare situazioni di disagio e degrado, sperimentate sulla pelle delle persone in difficoltà. Non è così che si gestisce una situazione di emergenza e riteniamo la prefettura di Lodi responsabile di aver gestito con superficialità la vita di queste persone, allocate in modo sbrigativo e senza controlli».

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