Polizia e vigili arrivano al Laus

Carabinieri, polizia, vigili urbani. Si sono presentati in forze ieri mattina al Laus residence di Lodi Vecchio per eseguire il provvedimento di sfratto esecutivo. Il grande albergo della zona artigianale di Lodi Vecchio è balzato più volte agli onori delle cronache negli scorsi mesi perché ospitava alcune decine di profughi in arrivo dalla Libia. Nessuna tensione, ha assicurato ieri pomeriggio il sindaco di Lodi Vecchio, Giancarlo Cordoni, che in mattinata aveva fatto capolino nei pressi del residence, «ma solo - precisa - per assicurarmi della situazione dei profughi ancora alloggiati nello stabile».

Le forze dell’ordine e l’ufficiale giudiziario inviato dal tribunale, partiti da Lodi e Lodi Vecchio, sono arrivati in viale Europa attorno alle 8,30. Nel primo pomeriggio sulle vetrate di ingresso dell’hotel campeggiavano i cartelli che indicavano la chiusura: un messaggio scritto al computer, accompagnato da un numero di cellulare. «Per un po’ di tempo non saremo aperti», si limitava a rispondere in maniera gentile una signora, sempre nel pomeriggio.

L’immobile è riconducibile a una società in fallimento. La gestione del servizio alberghiero fa invece capo a un’altra società, che aveva preso in locazione il complesso ludevegino. Società di fatto oggi impossibilitata a portare avanti l’attività in viale Europa, stante lo sfratto chiesto dal curatore fallimentare ed eseguito ieri.

Il destino del Laus Residence appariva segnato ormai da alcuni anni. La perizia, stilata nel settembre 2010, indicava un valore di 4 milioni 503mila euro. L’immobile - uno dei più grandi complessi alberghieri del Lodigiano - è stato messo sul mercato dal tribunale di Lodi in più di un’occasione, senza che si facessero avanti compratori. Tanto che il valore a base d’asta è progressivamente diminuito. In vendita erano finite 53 unità utilizzate come appartamento (con metrature variabili da 20 a 70 metri quadrati), 4 box doppi (da 36 a 60 metri quadrati), a cui si aggiungono magazzini, negozi, depositi e un locale a uso sportivo.

Fino allo scorso 28 febbraio il Laus Residence ha ospitato un gruppo consistente di profughi in arrivo dalla Libia, nell’ambito del progetto di accoglienza avviato a spese dello stato. Il picco si è toccato con una quarantina di persone, poi diminuite di qualche unità e che risultavano essere 33 alla data del 28 febbraio, quando il progetto di accoglienza è terminato e a ogni profugo sono state consegnate 500 euro.

Nonostante la fine del percorso di accoglienza, al Laus erano rimasti alcuni profughi (ieri il Comune indicava 8) che hanno dovuto abbandonare l’edificio.

«La preoccupazione del Comune è ovviamente collegata ai profughi - aggiunge il sindaco -, ma la situazione dovrebbe essere tutto sommato sotto controllo. Qualche ragazzo ieri mattina era per strada, fuori dalla struttura, con borse e valigie in mano, visibilmente spaesato. Sappiamo che alcuni hanno trovato una diversa collocazione, mentre di altri si sono perse le tracce, nel senso che probabilmente hanno lasciato Lodi Vecchio. E d’altra parte il progetto di accoglienza è terminato e queste persone sono libere di muoversi sul territorio».

Contatti, nella giornata di ieri, sarebbero avvenuti tra il Comune di Lodi Vecchio e le strutture di accoglienza di Lodi.

Lorenzo Rinaldi

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