Ora monta la rabbia dei residenti

«Io e mio marito ormai facciamo i turni anche per andare a prendere il pane. Abbiamo paura di lasciare la casa vuota» si sfoga Angela Gazzola, residente in zona Campasso. Storie di ordinaria quotidianità a San Colombano. Chi ci vive ormai si confronta ogni giorno con l’ansia di essere la prossima vittima di un furto. In centro, al mattino, si fa la conta dei colpi: le vittime amareggiate magari si trovano anche a bere un caffè al bar. Raccontano la loro disavventura, trovano il sostegno degli altri residenti, spiegano che «così, proprio, non si può andare avanti». Il sentimento che prevale è l’esasperazione che spesso, però, muta in rabbia. Contro i mancati controlli, contro la sensazione di non essere protetti, contro il sistema che li lascia soli, contro le istituzioni che minimizzano il problema. «Sono entrati in casa della mia vicina in pieno giorno senza paura di essere visti e disturbati, è questo quello che preoccupa di più - spiega ancora la signora Gazzola - : abbiamo paura di lasciare la casa vuota, ma abbiamo anche timore di trovarci faccia a faccia con i delinquenti». Come già successo nelle scorse settimane ad un pensionato che era in casa al momento del raid e ha guardato negli occhi il malvivente entrato nella sua abitazione a volto scoperto. Da ottobre all’ultima raffica di ieri, sono almeno una trentina gli episodi registrati dai residenti, tra bar, negozi e abitazioni civili. «Il sindaco ha detto che il paese è tranquillo, che la situazione è sotto controllo - aggiunge Anna Panigada, anche lei testimone di diversi furti tra amici e conoscenti - , ma non è vero ed è ora che il sindaco si svegli e se ne renda conto». Tina Granata, pure residente nella zona Campasso, in una villetta a schiera simile ad una di quelle prese di mira ieri, ha già subito un furto. Davanti alla domanda sulla paura che si respira in paese allarga le braccia. «Da me sono entrati in pieno giorno - dice - : ora siamo sempre in allerta. Ieri sera è capitato alla mia vicina. Il punto è che non ci sentiamo tutelati a sufficienza. Abbiamo chiamato i carabinieri, sono arrivati solo dopo parecchio tempo e perché mio figlio ha insistito». La sensazione è di essere abbandonati al proprio destino. Opinione condivisa anche da Gabriella Cassinari che parla «di poco controllo da parte delle istituzioni e delle forze dell’ordine: qui non vediamo passare mai una pattuglia e questo non aiuta». La giovane E.O., a cui martedì è stata sottratta la borsa a casa del sindaco Gigi Panigada, riconosce il lavoro dei carabinieri, ma ribatte: «Non ci sentiamo tutelati».

Ross. Mung.

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