Omicidio Dovros, chiesti 120 anni di carcere

Per i difensori la visita di quella sera, domenica 20 marzo 2011, dopo cena, di 7 romeni a casa di Emil Dorvos a Coste Grossi di San Colombano, doveva essere solo un chiarimento, «e Dorvos invece era subito uscito di casa ubriaco e con un bastone», sottolinea la moglie di uno degli imputati. Per il pm Armando Spataro invece era una vera e propria spedizione punitiva, culminata con un pestaggio mortale: per questo la pubblica accusa ha chiesto di condannare a trent’anni di carcere ciascuno dei quattro imputati per “omicidio volontario”: Vincentiu G., 40 anni, di casa a Camporinaldo; Ionut Marius F., 31, di Chignolo Po; Madelin V., 22, di Miradolo; Catalin B., 31, formalmente residente in provincia di Varese. I quattro coimputati, accusati all’esito delle indagini solo di omissione di soccorso, perché non avrebbero né impedito il pestaggio da parte dei loro amici né tantomeno dato l’allarme alla forza pubblica, stanno invece attendendo la definizione di un patteggiamento a sei mesi di reclusione a testa.

Il verdetto del gup Isabella Ciriaco è atteso per l’inizio di luglio, dopo le eventuali repliche delle difese, che anche ieri hanno dato battaglia dalle dieci del mattino fino a metà pomeriggio. In particolare, gli avvocati Gentian Alimadhi, Paolo Terbonati e Samuele Genoni hanno voluto sottolineare al giudice i diversi ruoli dei presunti picchiatori, il fatto che comunque Dorvos, dopo aver accolto in casa i visitatori, si era alterato e, afferrato un bastone che sembra tenesse sempre vicino all’uscio della sua abitazione, aveva cominciato a infrangere i cristalli dell’auto e del furgone con i quali i sette erano arrivati a Coste Grossi. La richiesta del pm è da ergastolo, la riduzione a trent’anni appare motivata solo dal rito abbreviato e il fatto che gli imputati abbiano chiesto pubblicamente scusa alla moglie e al figlio del muratore 40enne massacrato sotto i loro occhi non sembra aver inciso sulla pena proposta.

Gli avvocati Cristina e Marina Scotti, che assistono moglie e figlio della vittima costituiti parte civile, hanno chiesto un risarcimento complessivo di un milione di euro: la famiglia ha perso l’unica fonte di reddito, il muratore è rimasto due ore in agonia prima che i soccorritori si arrendessero. Gli imputati però risultano nullatenenti. Si rinnova intanto l’appello perché qualcuno, nella zona di San Colombano, dia un lavoro alla vedova del romeno ucciso.

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