Niente carcere dopo il furto, no della procura

Il colpo la sera del 12 luglio sventato dalla polizia: di 4 ladri, uno era fuggito, i 3 in manette se l’erano cavata in tribunale con l'obbligo di firma poi confermato dal Riesame, ora la battaglia legale prosegue

Vengono ammanettati nel cuore della notte sul tetto del Media World di Cornegliano Laudense, ma l'indomani il tribunale di Lodi li scarcera imponendo la sola misura cautelare dell’obbligo di firma tre volte la settimana dai carabinieri di Arluno (Milano), dove risultano residenti. L’episodio è del 13 luglio scorso e i tre romeni, uno dei quali, P.M.V., ha anche un precedente penale, per rissa, sono finiti al centro di una battaglia giudiziaria che non è ancora finita.

Perché il procuratore di Lodi Vincenzo Russo aveva impugnato la decisione del giudice, che, a fronte della custodia cautelare in carcere richiesta dal pm, aveva imposto una misura molto meno afflittiva. E tra l’altro almeno uno dei tre imputati non si sta dimostrando neppure molto puntuale nel presentarsi in caserma a firmare il registro degli obbligati.

Così la procura di Lodi aveva adito il tribunale del Riesame, contestando l’ordinanza “troppo morbida” del tribunale e chiedendo il carcere. Ora il Riesame si è espresso e ha invece condiviso la scelta del giudice Lorenza Pasquinelli, confermando per i tre l'obbligo di firma. Ma il procuratore Russo non si è arreso e ha portato ora la questione all’attenzione della corte di cassazione. Perché, sia pure con l'attenuante del tentativo, il reato di “furto in luogo abitato”, così è contestato l’assalto acrobatico al Media World, è un reato grave, che prevede la reclusione da tre a dieci anni, dato che vengono contestate aggravanti, a partire da quella di aver agito in “tre o più persone”.

La Suprema corte deve ancora esprimersi riguardo a questo articolato appello della procura.

Intanto però i tre romeni hanno deciso di chiudere il processo prima ancora di entrare nel merito dell’accusa, con un patteggiamento, quindi con uno sconto di un terzo della pena. Quantificata con l’assenso della procura e accolta ieri mattina dal giudice.

A.A.G., 37 anni, gravato da precedenti di polizia, e B.C., 30 anni, incensurato e, a suo dire, in Italia appena dall'aprile scorso, hanno avuto un anno e quattro mesi di reclusione, ma con sospensione condizionale. Per loro quindi è decaduto la misura cautelare dell’obbligo di firma e sono tornati completamente liberi.

P.M.V., 25 anni, ha avuto invece due anni di reclusione, senza condizionale: fino a quando il verdetto non sarà definitivo dovrà continuare a firmare il registro dai carabinieri e, se la procura vincerà la sua battaglia in Cassazione, corre il rischio di finire in carcere all'improvviso. Solo questione di tempo però, perché questi due anni li deve comunque scontare ed è una condanna che fa perdere di efficacia anche la condizionale di cui aveva beneficiato qualche anno fa per il verdetto per rissa. Di fronte a questa “libertà a orologeria” però potrebbe anche pensare di lasciare l’Italia.

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